Il credito del piccolo schermo
Pubblicato il 01-02-2025
Noi italiani tendiamo per formazione e per natura a dare ampio credito alla televisione, il piccolo schermo da sempre ci affascina e il faccione di turno che lo buca gode “a prescindere” di un'inaspettata credibilità. Siamo, di contro, poi tutti giudici ipercritici di programmi, palinsesti e contenuti, ma anche questo fa parte della nostra indole e del nostro dna che tende immancabilmente a collocare il nostro io su un piedestallo che ci erge ad abili cultori di ogni materia, politica, società, cultura, sport e via dicendo.
Non accettiamo critiche o rimproveri, non ascoltiamo posizioni non allineate alla nostra e abbiamo grandi difficoltà ad accettare un mondo che non sia a nostra immagine e somiglianza. La televisione di Stato dopo più di due anni di epurazioni e di intrusioni dei nostri governanti, è diventata luogo deputato del dibattito politico in cui, attraverso l’operato del medesimo, si esplicitano in pubblico esattamente gli stessi atteggiamenti nazional popolari: arroganza, superficialità, allergia endemica a ogni tipo di critica. I politici, proprio come noi, si considerano al contempo vittime ed eroi a secondo della circostanza e ovviamente del proprio tornaconto, pronti a elogiarsi quanto ad autoassolversi ma sempre assolutamente restii a un qualsiasi tipo di assunzione di responsabilità. Il circo mediatico in cui quotidianamente si pavoneggiano è la fotografia esatta della società che li ha scelti come guida del Paese e non è un quadro consolante.
La televisione, nonostante l’avvento massiccio dei social e dei telefonini tuttofare, continua per ampie fasce di popolazione a essere un punto di riferimento sia culturale che comportamentale; alla televisione in qualche modo si guarda come modello di riferimento e dalla televisione in qualche modo si impara.
Si imitano le mode, i toni e gli atteggiamenti, si sdoganano tabù inconfessabili, ci si riconosce nei personaggi, si emulano comportamenti. Per questo i nostri primi ministri e i nostri vice-primi ministri che quotidianamente si assiepano nel tubo catodico sono pericolosi e pessimi maestri, perché sono proprio loro i primi a non dare il buon esempio (come usava dire un tempo). Sbraitano di sentirsi perennemente sotto assedio, ingiustamente attaccati, vittime predestinate della magistratura, spiati, sospettati, intercettati, infieriscono verbalmente sui loro presunti nemici e impongono costantemente la loro versione dei fatti come verità unica e incontestabile, non accettano nessun tipo di confronto e men che meno di critica, danno battaglia e attaccano chi non si allinea al loro pensiero, una classe politica che più che al governo si comporta e si gestisce come un’opposizione. Ma gli italiani sono contenti, accendono la tv e si sentono perfettamente rappresentati, la lamentazione e il vittimismo popolare celebrati sull’altare mediatico ogni giorno… cosa c’è di meglio che sentirsi dalla parte della ragione.
Michelangelo Dotta
NP novembre 2025