Gli slogan della stupidità

Pubblicato il 31-08-2009

di Giorgio Ceragioli

 

Era propria di Ceragioli la capacità di non dare mai per scontati i piccoli fatti del quotidiano, affrontandoli invece come punti di partenza per un “viaggio” diverso.

di Giorgio Ceragioli



Sul muro di un ospedale in costruzione c’è questa scritta che forse potete ancora leggere, perché è più di un anno che è comparsa: "+ OSPEDALI   - CHIESE".
Quante volte ci siamo cascati anche noi e ci  abbiamo creduto?
Fessi che siamo. È lo stesso errore che facciamo quando comperiamo "Olà" solo perché è reclamizzato da un attore in gamba, o beviamo China Martini perché la scenetta alla televisione è bella (ricordate? È quella del: "o no?").

Purtroppo con la scritta su chiese e ospedali siamo nel consumismo culturale che è ancor più pericoloso, perché più sottile, del consumismo degli oggetti da supermercato. I dentifrici o le calze di nylon a un certo punto ci stufano e, se non abbiamo soldi, sono là ma non ci  danneggiano.
Le idee no: ci entrano dentro e ci fanno, poi, cambiare il comportamento, le azioni di ogni giorno. Fino a portarci a comperare dentifrici inutili oppure a tenerci lontani dalle chiese.

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Lo so anch’io che di chiese, in molti posti, oggi, ve ne sono troppe rispetto alla gente che ci va dentro. Ma l’errore non è nelle troppe chiese che, comunque, se ve ne è bisogno possiamo sconsacrare e ridurre a teatro, sede per il quartiere o anche discoteca; non me ne scandalizzerei certo, se servisse alla serenità della gente.

L’errore è nella poca gente che va in chiesa. Pensate se ci andassimo tutti; bisognerebbe costruirne a decine, oltre che far turni continui di messe alla domenica e reclutare nuovi preti e diaconi per distribuire la Comunione.

E, fatto importante per chi crede in buona fede nella scritta "+ OSPEDALI   - CHIESE", ci sarebbe molto meno bisogno di ospedali.
Perché se la gente andasse in chiesa e ci credesse, molte cose cambierebbero: i vecchi sarebbero curati a casa; la gente starebbe più attenta a non sfracellarsi sulle montagne o sui ring o negli autodromi in cose di utilità molto relativa; si andrebbe meno veloci sulle auto perché si avrebbe più rispetto per la vita propria e degli altri; sarebbero in regresso un bel po’ di malattie (dalla sifilide al mal di fegato e all’esaurimento nervoso), soprattutto perché la gente si vorrebbe più bene e si sopporterebbe meglio.

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Pensate quanti ospedali in meno sarebbero necessari.
Tanto che possiamo dire che se vogliamo veramente risparmiare soldi, cerchiamo che ci sia bisogno di altre chiese.
È questa la forma più diretta di promozione umana; non solo perché si va incontro ai bisogni spirituali dell’uomo, ma anche perché si risponderebbe molto meglio agli stessi suoi bisogni materiali e sociali.
 
 
 
Giorgio Ceragioli

 

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L'uomo e il suo robot

 

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