Gesù di Nazareth: chi era costui?

Pubblicato il 07-01-2008

di Raniero Cantalamessa

Le risposte alla prima domanda del sondaggio su Gesù di Nazareth - condotto da questo portale e dal mensile del Sermig Nuovo Progetto - oscillano tra l’esperienza diretta di un incontro con Gesù e le nozioni “storiche” apprese a scuola o al catechismo. Ma è possibile definire un Gesù storico? Padre Cantalamessa, predicatore presso la Casa Pontificia, ne ha parlato lo scorso novembre nel 13° Convegno “Pace-Shalom” organizzato ad Assisi da Sermig e Pro Civitate Christiana.

 

GESÙ TRA STORIA E STORIA
L’ipotesi che ci sia una ricerca storica unitaria, che procede inarrestabile verso una piena luce su Gesù, è oggi un puro mito. Prima dell’alternativa Gesù di Nazareth fra storia e teologia c’e n’è perciò un’altra fondamentale: Gesù di Nazareth tra storia e storia.

Paula Fredriksen (uno dei massimi studiosi mondiali del cristianesimo delle origini) nell’introduzione al suo libro Da Gesù al Cristo. Le origini delle immagini di Gesù del Nuovo Testamento dice: “Nella ricerca scientifica recente Gesù è stato presentato come una figura di sciamano del I sec., come un itinerante filosofo cinico, come un visionario radicale e un riformatore sociale (..), come un regionalista galileo (..) e via di questo passo. Tutte queste figure sono state presentate con vigorosi argomenti e metodi accademici… tutte sono difese appellandosi a dati antichi.

I dibattiti continuano a briglia sciolta e il consenso (..) appare una remota speranza”.
Inchiesta su Gesù di Augias e Pesce è basato sul fatto che oggi avremmo nuove scoperte: i manoscritti di Qumran e i testi della biblioteca di Nag Hammadi (che in realtà risalgono a metà del secolo passato), alcune ricerche archeologiche e indagini sociologiche sulla Galilea. Da esse però sono tratte immagini di Gesù e della Palestina diametralmente opposte!

chiesanazareth.jpgNon stupisce perciò che si sia sviluppata una radicale sfiducia: l’alternativa non è più tra storia e teologia, neppure tra storia e storia, ma tra storia e interpretazione. Sembra cioè che non esista nessuna realtà oggettiva storica. Ma nell’ultima innovativa monografia sul Gesù storico (Gli albori del cristianesimo, Ed. Paideja ‘07) l’inglese battista James Dunn conclude: “Nonostante tutto ci sono delle ipotesi nuove, per esempio se oggi spieghiamo Gesù più nel contesto giudaico che non in quello ellenistico, è frutto della ricerca storica”.

ILLUSO O CREDENTE?
Parlando dei limiti della ricerca storica, vorrei metterne in luce uno decisivo che riguarda una ricerca storica su Gesù che escluda in partenza la fede. Se si prescinde dalla fede in Dio, non si elimina solo il Cristo della fede, ma anche il Gesù storico tout court. Il Gesù dei Vangeli vive e opera in continuo riferimento al Padre celeste: “Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti…”. Gesù parla sempre col Padre, anche quando parla con gli uomini, parla col Padre.
Se Dio non esiste, Gesù non è che uno dei tanti illusi, che ha adorato, pregato, parlato con la propria ombra. Ma sarebbe come dire che un illuso ha cambiato il mondo! E come si spiega che quest’uomo, a distanza di duemila anni, continua a interrogarci?

Il libro di un rabbino americano, Jacob Neusner (Un rabbino parla con Gesù, San Paolo ‘07), è da solo la confutazione più grande della ricerca storica degli ultimi tre secoli: “Togliete pure da Gesù il titolo di Dio, di figlio di Dio, di Verbo, di Messia… toglietegli tutto: ritenete che tutto sia aggiunto dopo la Pasqua, ma quello che resta è sufficiente per sconcertare e per dire che non è un uomo”. Lui da ebreo sa bene cosa volevano dire i detti di Gesù: “Qui c’è uno più grande di Giona”, oppure “Mosè vi ha detto, io vi dico…”, “Il Figlio dell’uomo è padrone del sabato”, “Che i morti, seppelliscano i morti, tu vieni e seguimi!”.

Ha capito che Gesù sostituiva a Mosè, alla Torà, al sabato se stesso. Se nell’Antico Testamento la perfezione è: “Siate santi, perché io, il vostro Dio, sono santo”, adesso la santità è “Vendi tutto e seguimi!”. E dunque lui conclude: “Questo me lo può chiedere solo Dio, perché solo Dio è più grande del sabato”. Come oggi basta un frammento di capello per ricostruire il DNA di una persona, così basta un detto del Vangelo per ricostruire il DNA di Gesù, cioè la sua coscienza divina.

LO SPARTIACQUE DELLA PASQUA
Un altro tema sollecita la riflessione: la risurrezione. In se stessa si colloca al limitare o addirittura fuori della storia, ma c’è qualcosa che avviene nel tempo e nello spazio e che lo storico è tenuto a spiegare: primo, l’improvvisa e inspiegabile fede dei discepoli, così tenace da resistere perfino alla prova del martirio; secondo, la spiegazione che di tale fede i discepoli ci hanno lasciato.

cafarnao.jpgIl teologo tedesco Martin Dibelius scrive: “Quando Gesù fu catturato e giustiziato, i discepoli non nutrivano alcuna attesa di una risurrezione. Essi fuggirono e dettero per finito il caso di Gesù. Dovette quindi intervenire qualcosa che in poco tempo non solo provocò il cambiamento radicale del loro stato d’animo, ma li portò anche a un’attività del tutto nuova e alla fondazione della Chiesa. Questo qualcosa è il nucleo storico della fede di Pasqua”. Di questo qualcosa si sono tentate infinite spiegazioni alternative, ma finora nessuna ha resistito più a lungo del proprio autore.

La venerazione di Gesù come figura divina esplose all’improvviso nelle cerchie cristiane giudaiche dei primissimi anni; con tutte le diversità del primo cristianesimo, era incredibilmente comune. In discussione era piuttosto se Gesù fosse autenticamente umano. Secondo la fede della Chiesa, questo sviluppo ha avuto un motore segreto: lo Spirito Santo, che esula dal campo della storia, ma i cui effetti sono nella storia.

CONCLUSIONE
Non posso terminare questa analisi senza far notare una contraddizione. Tutta la spasmodica ricerca del Gesù della storia, quando è condotta per distanziarlo dal Cristo della fede e della Chiesa, si risolve in un radicale rifiuto della storia, quella storia a cui Gesù ha dato luogo. Sarebbe come pretendere di captare un suono staccato dall’onda sonora che lo trasporta. Ma è attraverso la Chiesa che Gesù ha cambiato il mondo.

Senza quello sbaglio chiamato cristianesimo non saremmo qui a parlare di Lui. Gesù sarebbe oggi un oscuro rabbi della Galilea. Non ci sarebbero stati un Agostino, un Francesco d’Assisi, un Tommaso d’Aquino, Lutero, Pascal; non ci sarebbero state le cattedrali gotiche e le chiese romaniche, Dante, la pittura rinascimentale, Michelangelo e la Cappella Sistina, Bach e le sue Passioni, Mozart e le sue Messe… Non ci sarebbero state, soprattutto, le innumerevoli schiere di uomini e donne che, in nome del Cristo conosciuto nella Chiesa, si sono chinati su tutte le sofferenze e le solitudini umane.

Deregistrazione non rivista dall’autore da Nuovo Progetto, dicembre 2007

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