Gente di mare

Pubblicato il 13-10-2022

di Sandro Calvani

Il popolo dei marittimi: nel mondo quasi due milioni di lavoratori tra difficoltà e opportunità

In aprile 2022, la chiusura per qualche settimana del porto di Shanghai, causata dal lockdown anti-Covid, e il blocco armato russo del porto ucraino di Odessa, hanno paralizzato intere catene globali di distribuzione di generi essenziali, come i microprocessori per i computer oppure la farina per il pane, del quale vive l’intero Medioriente e gran parte dell’Africa. La crisi ha dimostrato la fragilità intrinseca e la forte interdipendenza commerciale, energetica e di risorse umane dalla quale dipende la sicurezza di tutti i popoli del mondo, nessuno escluso. Davvero basta un granello di polvere nell’ingranaggio della stabilità dei mercati e dei trasporti a provocare sofferenze gravi a miliardi di persone.

A livello globale circa 1,9 milioni di persone lavorano in mare per mantenere in servizio 74.000 navi e rendere possibile o facilitare il nostro modo di vivere. Il Rapporto BIMCO/ICS 2021 sui marittimi ha registrato 1.892.720 unità, in aumento rispetto alle 1.647.494 unità del 2015. Di questi, 857.540 erano ufficiali e 1.035.180 erano marinai. L’Asia rappresenta il continente più importante nella fornitura di personale in mare: il 44% della forza lavoro globale proviene da Filippine, Russia, Indonesia, Cina e India. Per gli stessi Paesi la gente di mare rappresenta un’importante fonte di reddito, grazie ai salari spediti alle famiglie. Nel 2019, le Filippine hanno guadagnato 30,1 miliardi di $ dai lavoratori d'oltremare – il 9,3% del PIL e il 7,3% del reddito nazionale lordo – di cui 6,5 miliardi di $ dai marittimi.

Nel 2020, a causa della pandemia, il totale delle rimesse è sceso dello 0,8% a 29,9 miliardi di $, con un calo del 2,8%, fino a 6,4 miliardi di $. Durante la pandemia, i marittimi hanno continuato a dimostrare grande professionalità e dedizione per permettere i trasporti di cibo, forniture mediche, carburante e altri beni essenziali, contribuendo a mantenere attive le catene di approvvigionamento e a far funzionare il commercio globale. Tuttavia, centinaia di migliaia di marittimi sono rimasti bloccati in mare e non sono stati vaccinati.

Ogni mese, gli equipaggi devono essere sostituiti per evitare la stanchezza e rispettare le norme marittime internazionali in materia di sicurezza, salute e benessere. Ma in risposta al Covid i governi hanno chiuso molte frontiere, imposto blocchi e vietato gli sbarchi, sospendendo così temporaneamente i cambi di equipaggio. Almeno 250mila marittimi sono rimasti in mare per più di un anno senza poter tornare alle loro case, neppure per cure mediche.

L'Asia è anche all'avanguardia per quanto riguarda l'uguaglianza di genere nei ruoli amministrativi e di gestione portuale. Secondo il rapporto dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), nella partecipazione femminile alla forza lavoro portuale, gli asiatici erano al di sopra della media mondiale con 52% dei ruoli dirigenziali e amministrativi affidati alle donne, rispetto al 39% in Europa.

L’invito alla fraternità globale «andate per le strade in tutto il mondo» è dunque ancora più impegnativo per chi è andato per i mari.

Sandro Calvani

NP Giugno Luglio 2022

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