Generazione sospesa
Pubblicato il 03-05-2025
La chiamano “generazione sospesa”, quella dei bambini e degli adolescenti: ragazze e ragazzi che in misura rilevante vivono un malessere che riguarda molte sfere dell’esistenza e che le varie fotografie statistiche prodotte dalle ricerche sociali descrivono sempre più in maniera puntuale. Uno su dieci abbandona precocemente gli studi; un bambino su 5 non pratica sport; più di un adolescente su 10 è a rischio di dipendenza dai videogiochi; crescono in particolare fra le ragazze i disturbi del comportamento alimentare; è in netta progressione il numero dei casi di detenzione e diffusione di pornografia e pedopornografia. Numeri messi in fila nel Rapporto crc sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, che ci mettono di fronte ad una realtà complessa in cui anzitutto emerge la difficoltà che sia i ragazzi, sia le loro famiglie, hanno nel gestire queste tante complessità. Vi si legge: «Gli adulti non riescono a fornire appieno risposte adeguate e ad essere sempre quei punti di riferimento di cui invece i ragazzi/ e avrebbero bisogno in ogni ambito della loro vita.
Le figure genitoriali sono oggi spesso impreparate ad affrontare le sfide legate alle varie fasi di crescita, disorientate e lasciate sole».
Non va sempre meglio in ambito scolastico, e del resto «in molte delle nostre città mancano punti di riferimento territoriali “sicuri”, luoghi aggregativi aperti, spazi gioco, contesti di socializzazione occasionali e liberi come piazze e cortili, senza considerare il tema della scarsità di spazi verdi cittadini a disposizione di bambini e ragazzi ». Viene descritta una società che è «sempre meno “comunità” e sempre più “social”», che «propone modelli tutt’altro che educativi » disorientando così i ragazzi, perché «mina quel sistema di valori che permette loro di strutturarsi e crescere nel rispetto degli altri».
Il tutto dentro un contesto di sostanziale incertezza per il futuro.
Affermando che gli adulti debbano assumersi la responsabilità di riconoscere le mancanze dell’intero sistema per avviare un ripensamento complessivo delle politiche che coinvolga tutta la comunità educante, passando da un’azione di analisi e interventi per singoli “settori” ad una che invece sappia promuovere il benessere complessivo della popolazione minorenne in Italia, il Rapporto crc sottolinea al tempo stesso che è rimasta viva, anzi è anche cresciuta, in molti bambini e ragazzi, sia la consapevolezza delle sfide che il mondo attraversa, sia la volontà di impegnarsi personalmente e collettivamente per affrontarle.
Quasi una sorpresa: «Su queste grandi risorse, di coscienza e di solidarietà, si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro». E il primo passo in tal senso è «ascoltare le ragazze e i ragazzi e tenere conto delle loro esigenze». Cambiano le generazioni, e i relativi problemi, ma il richiamo di fondo resta sempre quello dell’ascolto.
Stefano Caredda
NP febbraio 2025