GANDHI DAY 2008: La non violenza come via di riscatto

Pubblicato il 31-08-2009

di Giorgio Ceragioli


Il 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, è stato dichiarato dall'ONU Giornata Mondiale della Nonviolenza.
Cogliamo l'occasione per presentare una rilettura della non violenza di Gandhi, quanto mai attuale anche per l’India colpita dalle aggressioni dei fondamentalisti indù contro i cristiani, con morti, feriti e 50.000 persone in fuga.

di Giorgio Ceragioli

 

Gandhi, nato nel 1869, era ancora un giovane avvocato di preparazione inglese in cerca di un corretto campo per la sua attività, quando gli venne chiesta una consulenza in Sud Africa per assistere i cittadini di origine indiana nella loro lotta per i diritti politici. Egli vi andò e agli schieramenti della polizia contrappose schieramenti inermi di uomini e donne, di operai e di disoccupati. Nacque cosi il metodo politico non violento.

 

gandhi Questo si basa sul rifiuto di usare la violenza contro gli avversari, nel convincere e non nel sopraffare coloro con cui si è in contrasto, nel ricercare la verità, nell'individuare strutture della società che rendano meno probabili i conflitti sociali, nella purificazione attraverso l'amore del prossimo.
Condotta con buon successo, e con qualche soggiorno in carcere, questa battaglia, egli tornò in India e qui, prima di iniziare la sua attività pubblica, viaggiò due anni in tutto il Paese per conoscerne le reali esigenze. In questi viaggi cercava di convincere i politici locali che il metodo non violento era il più conveniente anche per il popolo, che sarebbe stato il primo a subire i danni di una politica violenta per ottenere l'indipendenza (si veda, ad esempio, la guerra combattuta dagli algerini per ottenere l'indipendenza dalla Francia, che costò decine di migliaia di morti ai due paesi, che giunsero ad adottare l'uno il terrorismo, l'altro la tortura, come armi quotidiane).

La proposta che fece Gandhi, quella della non violenza, tendeva soprattutto a risolvere il problema dell'indipendenza nazionale. E la lotta che egli condusse portò l'India all'indipendenza nel 1947.
Egli estese, poi, questo metodo ai problemi sociali e a quelli internazionali.
Fu un asceta, ma non un monaco. Era un laico impegnato nel servizio ai più poveri e agli emarginati. Non era un benefattore nel senso classico di uomo che fa beneficenza e nemmeno un operatore sociale. No, era un vero capopopolo con un'attività che lo portava al protagonismo, che ha talora aspetti negativi, ma che in Gandhi devono essere accettati perché finalizzati al bene del suo popolo.
Non si deve pensare che Gandhi fosse un cattolico nascosto dalla sua nascita hindù. Dobbiamo dire che egli non era certamente d'accordo con l'intransigenza della Chiesa cattolica sull'aborto e che le posizioni sue e del suo più fedele discepolo, cioè Vinoba Bhave, di fronte al problema della vecchiaia e dell'eutanasia erano diverse da quelle dei cristiani.

Gandhi però portò alla luce e sviluppò il valore della non violenza, che è ben presente nell'insegnamento di Gesù: "Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi fanno del male. Se qualcuno ti percuote su una guancia, presentagli anche l'altra. Se qualcuno ti strappa il mantello, tu lasciagli prendere anche la camicia. Dà a tutti quelli che ti chiedono qualcosa, e se qualcuno ti prende ciò che ti appartiene, tu lasciaglielo". Questo insegnamento è stato vissuto nei secoli da tanti martiri cristiani, ma avrebbe dovuto essere più evidenziato, specie nei suoi aspetti sociali nella cultura dei paesi cristiani. E la necessità dell'amore fra gli uomini, che Gandhi ha accettato e fatta sua dal cristianesimo, mediandola con il buddismo e l'induismo, che fa della non violenza un elemento fondante della società. Essa costituisce il nucleo più importante del messaggio che Gandhi ha regalato alla nostra società.

Questo messaggio contiene anche una serie di indicazioni molto concrete, per la vita di tutti i giorni. Ad esempio Gandhi ha detto che in una società non violenta deve esservi un'organizzazione, una valutazione e un compenso per il lavoratore più rispettosi anche del lavoro manuale e dei lavori più umili e meno piacevoli.
Gandhi, malgrado la bellezza delle sue idee e delle sue proposte, fu assassinato brutalmente da un fondamentalista della sua religione indù, che lo accusava di aver accettato la divisione dell'ex Impero indiano in due Stati diversi, India e Pakistan.
Credo che il motivo immediato all'assassinio sia proprio questo, ma credo anche che le forze del male abbiano agito per impedire che il suo insegnamento si espandesse.
Lo sviluppo del suo pensiero ha fatto sì che Gandhi venisse considerato dagli ecologisti come un loro ispiratore. Ma Gandhi era più preoccupato del benessere dei poveri che dell'ecologia. Temeva la distruzione delle risorse naturali anche perché queste non bastavano allora concretamente alla sua gente, e temeva anche che il diffondersi della tecnologia moderna potesse disfare la società indiana e rendere ancora più difficile la vita dei poveri. Sentiva però così prioritario il problema della povertà da affermare che, se fosse stato utile per il benessere dei poveri, egli avrebbe approvato la posa di un reattore atomico in tutti i villaggi indiani.
gandhi

Non pare invece che egli abbia sviluppato il principio della non violenza fino a farlo diventare meta della vita intera dell'universo. Secondo il pensiero di Theillard de Chardin, l'universo, uscito dalle mani di Dio, cammina seguendo un disegno provvidenziale, verso un livello sempre più alto di coscienza.
Al concetto di coscienza si può unire quello di non violenza e si può considerare l'uomo come guida in questo processo, finalizzato al manifestarsi dell'amore e, perciò, anche della non violenza, non solo, nel rapporto degli uomini fra di loro, ma anche in quello con gli animali e con e fra tutte le forme di vita. Gandhi, come tutti gli indù, era rispettoso della vita animale, ma in forma più passiva che attiva. Lo sviluppo del suo stesso pensiero ci spinge invece ad un atteggiamento non violento attivo anche nei confronti della natura.

Se questo atteggiamento positivo investisse effettivamente la società e la natura potremmo dire che l'assassinio di Gandhi fu un fatto che ha avuto conseguenze positive. Tertulliano diceva che il sangue dei martiri era seme di cristiani. Noi potremmo dire che il sangue di Gandhi è seme di non violenti.
Dobbiamo però ricordare che la non violenza è solo uno degli aspetti della legge dell'amore, che è il vero fondamento della vita. E Gandhi era convinto di questa impostazione.

da Progetto febbraio 1998
Giorgio Ceragioli

 

 

 

 

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