Fuga in Egitto
Pubblicato il 08-03-2021
Nel mosaico della Cappella Palatina di Palermo, terminata nel 1130 e consacrata nel 1140, troviamo rappresentata la “fuga in Egitto”, di fianco al sogno di Giuseppe. La scena è costruita secondo lo schema classico che raffigura la Madre seduta come Madre di Dio in trono, dove il trono è un asinello bianco (colore della purezza). Di solito ha il bambino in braccio. Ma stavolta lui è sulle spalle di Giuseppe, che le cammina davanti. Questo particolare non è una fantasia del mosaicista. Ha un significato profondo legato alla passione e alla morte in croce di Gesù. Oltre al motivo stesso della fuga, infatti – Gesù è già in pericolo di morte – se guardiamo bene alcuni particolari parlano chiaro. La madre è “in trono”, cioè in posizione di regina, su di un asinello, e sta entrando in una “città” d’Egitto, che è la terra dell’esilio: non si può negare l'analogia con Gesù che su di un asinello entra in Gerusalemme osannato come re pochi giorni prima della sua passione.
Poi, significativo è il fazzoletto bianco nella mano della Madre: è lo stesso che le troviamo tra le mani, certamente bagnato di lacrime, sotto la croce. E in entrambi i casi si tratta di un richiamo forte sia ai panni bianchi che avvolgono il bimbo nella mangiatoia, sia al perizoma di Gesù in croce e ai teli bianchi con cui viene avvolto il suo corpo morto, gli stessi che resteranno, vuoti, nel sepolcro aperto. Come a dire che lei è presente dall’inizio alla fine della sua vita terrena, specialmente nei momenti più dolorosi. È sempre con lui, fisicamente e anche, in unità spirituale, quando la volontà del Padre sembra separarli. Anche quando lei stessa accondiscende a consegnarlo, insieme al Padre, nelle mani degli uomini. Lo stesso gesto che ha fatto qui: lei non lo stringe fra le proprie braccia, ma lo affida, lo “consegna” a Giuseppe, che diventa immagine dell’umanità. Forse possiamo dire che è già iniziata la “passione” della madre. E mentre Giuseppe guarda avanti e svolge con amore il suo compito di custode di queste due preziosissime persone, Gesù si volge indietro e la guarda, la indica, come colei che, proprio come lui, per amore nostro, in tutto obbedisce alla volontà del Padre, a costo di privarsi del suo stesso amatissimo figlio.
C’è ancora un altro riferimento alla passione: la gambina del bimbo tra le mani di Giuseppe è scoperta, nuda. Quando nelle icone si vedono le gambe nude di Gesù bambino è un richiamo dichiarato alla sua spogliazione sulla croce.
Un’attenta lettura allora può trasformare ai nostri occhi un’immagine che sembra quasi un quadretto idilliaco, in una parabola della vita, dell’amore, della gioia, della fiducia ma anche del dolore, sempre presenti nella vita di questa santa famiglia. Ma un dolore che non li ha mai fermati, non li ha mai scoraggiati, né indotti a dubitare che fosse sempre l’amore di Dio a guidare la loro vita, la loro storia. Un dolore sacro, che sapevano sarebbe stato salvezza per tanti, magari per tutti. Buon Natale.
Chiara Dal Corso
NP dicembre 2020