Filautia, alla radice del male

Pubblicato il 26-08-2020

di Flaminia Morandi

Filautìa, amore di sé: ma non è l’amor proprio a cui ci hanno formato, il cercare di fare tutto al meglio e mettere alla prova il nostro valore?
Non somiglia ad una virtù dei nostri giorni, perseguita in modo maniacale, l’autostima?
Il termine philautòs si trova nella Bibbia solo in Paolo: “…negli ultimi tempi verranno momenti difficili.

Gli uomini saranno amanti di se stessi, filautoi” (2Tm 3,1-2). Ma di filautìa parla tutta la Bibbia: è la tendenza all’egoismo che nel Vangelo è definita sarx, carne. È la soddisfazione a tutti i costi di ogni desiderio, perché ognuno ha diritto alla felicità (non è anche un articolo della Costituzione americana?). Nel ragionare elementare, cercare la propria felicità è fare il proprio interesse. L’opposto del Vangelo e del desiderio di Dio per noi: il superamento dell’interesse personale anteponendo la comunione con Dio e con gli uomini, tutti fratelli.

Per chi arriva a guardare se stesso nella verità, si tratta di fare una scelta seria e definitiva: se si vuole accedere alla maturità spirituale e umana, alla “trasparenza della mente” di cui parla Evagrio, alla libertà da ogni schiavitù delle passioni, all’amore autentico e al rapporto sano con gli altri, a realizzare ognuno per quanto può quel faticoso ritorno al Creatore del creato e della storia, a togliere ogni ostacolo perché lo Spirito possa pienamente agire in noi… allora la filautia è il primo, anzi l’unico nemico da abbattere. Come un medico dal sintomo risale alla malattia, siamo onesti e riconosciamo con san Massimo il Confessore che il nostro vero cancro è la paura della morte, il “re delle paure”, dice Giobbe, la radice di tutte.

La morte fisica, del corpo, che in occidente si fa di tutto per rimuovere, ma anche tutte le piccole morti quotidiane che precedono e prefigurano la morte definitiva, la sofferenza, la malattia, le divisioni, le liti, le rotture, gli abbandoni. Ma non solo: soprattutto le umiliazioni che ne derivano o che subiamo quotidianamente nei rapporti con gli altri e che non siamo più capaci di sopportare. Eppure solo le umiliazioni ci insegnano l’umiltà, la virtù per eccellenza, la virtù che ci fa risorgere con Cristo. E così, per sottrarci alla morte preferiamo dare libero sfogo alla nostra avidità, seminando morte intorno a noi e alla fine suicidandoci spiritualmente.

Pur di non accettare i nostri limiti e le nostre frustrazioni, meglio divorare il mondo come una preda. Tali e quali ad Adamo. E il contrario di Gesù. Per Adamo essere come Dio era la preda da conquistare: ha ghermito l’albero per tenere solo per sé il segreto di Dio.
Gesù, invece, sull’albero ha aperto le braccia per offrire a tutti la possibilità di ricevere in dono il segreto di Dio, nella totale libertà da se stesso, per puro amore per il Padre e per i fratelli.

Flamina Morandi
NP aprile 2015

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