Fatti per la relazione

Pubblicato il 22-10-2024

di Cesare Falletti

«Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senza avere un altro che lo rialzi!». Questo detto del saggio Qoelet ci può far pensare. Talvolta possiamo credere che il “farcela da soli” sia un merito, ma il sapiente, colui che sa guardare la realtà e la storia e ne sa trarre un insegnamento, non è d’accordo. Abbiamo bisogno di relazionarci con altri simili a noi che possano completarci, insegnarci, aiutarci, farci crescere indicandoci mete nuove e modi nuovi per avanzare nella vita. Da soli abbiamo orizzonti ben limitati, solo un altro può aprirci strade nuove.

La persona umana, infatti, è fatta per la relazione, per incontrare, parlare, anche discutere e litigare. Solo in tal modo può crescere, svilupparsi e scoprire il mondo e ciò che compone la vita. Non esistono due persone uguali e se si scopre che ci siano persone che la pensano esattamente allo stesso modo bisogna preoccuparsi, perché c’è un plagio dell’una sull’altra. C’è una sfida in questo tempo, ed è quella dell’uscita dall’individualismo e dall’esagerata attenzione all’“Io”, che è venuta formandosi, specie nel nostro mondo occidentale, con tutta la rivoluzione scientifica, tecnica, politica e anche religiosa del XX secolo. Di qui l’urgenza di riprendere una riflessione sul vero dialogo e una pedagogia a esso. Urgenza di ritrovare lo scambio di ricchezze e l’aiuto che è insito nella relazione con gli “altri da me”.

Anche se sembra una cosa naturale per gli esseri umani, mi sembra importante e urgente imparare l’arte del dialogo. Ci può essere una discussione che cade nella violenza; questo indica il fatto che non c’è ascolto vero, attenzione all’altro, desiderio di crescere. Si vuole solo che ciò che si pensa e si dice sia accettato; è lo stile del regno dell’“Io”. Se c’è ascolto c’è anche il desiderio di crescere, di imparare, di capire meglio. Si ha allora la gioia di incontrare persone diverse da noi, che ci portano nuove ricchezze, che sanno rialzarci senza calpestarci quando scivoliamo nell’errore, offrendoci una mano amica. È la riscoperta del “Tu” come necessità per una vita che possa dirsi umana, reale e feconda, capace di trasmettere vita. È quello che vuole dirci il saggio e ci insegna a dialogare, cioè a parlare partendo da punti o opinioni diverse, per crescere in qualcosa che non è dar ragione e in tal modo trovare un accordo, ma avanzare nella scoperta di ciò che è ricchezza della vita e crescere entrambi.

Nel dialogo arrivare all’accordo non è importante; ciò che è da cercarsi è uscirne arricchiti l’uno dalla ricchezza dell’altro. Certo, in tal modo l’accordo è più vicino, ma non è necessario che ci sia una qualsiasi dichiarazione comune; è sufficiente che colui con cui ho dialogato sia cresciuto nella mia stima e io nella sua. Questo è ciò che serve perché questa nuova civiltà di cui vediamo appena l’apparire di qualche minuscolo embrione sostituisca quella che sta tramontando e di cui constatiamo bene il declino nell’individualismo. La discussione in quanto scontro brucia il passato e lascia una rovina, il dialogo apre a un futuro e permette la vita.

Tutto ciò che ci circonda e che ci è dato ha una ricchezza e possiamo attingere da essa senza defraudare gli altri, ma ricevendo insieme. La ricchezza dell’uno feconda quella dell’altro senza ugualizzare cancellando il volto personale. Questo è il ruolo della tradizione, cioè del lasciare alla generazione futura una ricchezza da far fruttare per generare un vero futuro.
 

Cesare Falletti
NP giugno / luglio 2024

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