Evviva Dio!

Pubblicato il 23-09-2020

di Giuseppe Pollano

Maria, nella prima parte del Magnificat, proclama con forza la verità su Dio, grida: «Santo è il suo nome» (Lc 1,49b). Quando si incontrano persone che ci chiedono come mai siamo credenti, ai ragionamenti è preferibile sostituire che si è contenti di Dio, perché la verità della vita è più importante della verità filosofica: oggi sono contento in modo particolare perché c’è Dio, perché ho pregato bene, perché vedo l’opera di Dio.

L’aspetto della contentezza della priorità di Dio che emerge nel Magnificat diventa esistenza, vita, concretezza. Maria guarda Dio e ne è felice, pensa all’incarnazione, ma si proietta subito a tutto il bene storico, sociale che ne verrà. Va da Elisabetta a mettersi a servizio. Prorompe in lei uno stupendo orizzonte, allargato a tutta la storia risanata da Dio.

C’è un apparente contrasto tra la prima e la seconda parte del Magnificat, perché la prima è tutta in un dialogo che trascende, l’altra entra nelle situazioni dell’umano. È una diretta conseguenza perché quando si dice mistico si dice che Dio è in noi, ma anche che Dio è fra noi, ci fa sentire che siamo insieme molto al di là delle nostre attitudini, affinità elettive e simpatie. Si può davvero parlare di una mistica storica, di una mistica sociale, di una mistica politica, di una mistica economica perché tutti i rapporti tra noi uomini possono essere animati dall’amore. Se non lo sono, le relazioni interpersonali diventano drammatiche e molto presto disumane.

da incontri all’Arsenale della Pace

Don Giuseppe Pollano
NP giugno / luglio 2020

 

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