Emergenza strada
Pubblicato il 28-05-2023
In genere si parla dell’inverno come del loro nemico più pericoloso. E certo le basse temperature costituiscono per chi vive in strada un problema di non poco conto. Pensare però che per loro i rischi siano legati prevalentemente al freddo è un falso mito: nel nostro Paese, purtroppo, le persone in stato di grave marginalità muoiono, letteralmente, ogni giorno.
Il Report presentato di recente dalla Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (fio. PSD), che ha indagato la realtà delle morti in strada, censendo nel 2022 in tutta Italia il numero tragico di 393 decessi, sconvolge completamente il pensiero comune su questi fatti. L’enfasi che, meritoriamente, viene posta da amministrazioni comunali ed enti del volontariato sulla cosiddetta “emergenza freddo” (che emergenza non dovrebbe essere, considerato che non c’è nulla di più prevedibile dell’alternarsi delle stagioni sul calendario) ha innestato in tutti noi la sensazione che il problema stia appunto nella famigerata “colonnina di mercurio” prossima allo zero, e che le soluzioni siano i “piani freddo”, l’ampliamento dei posti letto nelle strutture di accoglienza notturna, il rafforzamento dell’attività delle unità di strada e così via. Tutte cose opportune e per molti versi fondamentali, e che certamente hanno il merito di contenere il numero dei decessi invernali. Attività che però al risveglio primaverile in parte si sgonfiano (soprattutto quelle gestite dagli enti locali, mentre il terzo settore ha un’azione più continua). Il risultato, per stare all’anno 2022, è che di quelle 393 persone decedute, in inverno ne sono morte 86, in primavera 97, in autunno 101, in estate 109.
In strada insomma si muore sempre e si muore ovunque, dalle grandi città (a Roma e Milano i numeri più alti) fino ai piccoli comuni di provincia: l’anno scorso si è registrato almeno un decesso in 234 diversi comuni italiani. La principale causa di morte (46% dei casi) è riconducibile a eventi esterni e traumatici: incidenti di trasporto (15%), aggressioni o omicidi (9%), ma anche suicidi (8%), annegamento (6%), incendi (4%), cadute e altri eventi accidentali (4%). Nel 37% dei casi la causa della morte è di tipo sanitario. L’ipotermia o l’overdose riguardano l’11% dei casi.
Le vicende personali sono tante e tutte diverse, ma con un denominatore comune fatto di solitudine, grave marginalità e sofferenza. Il fenomeno riguarda persone malate a livello fisico e psichico, spesso senza legami familiari; riguarda persone dipendenti da sostanze, che entrano e escono dal carcere, talvolta persone con un lavoro ma che per estrema necessità si sono trovate a vivere, e a morire, in strada. «Seppur indispensabili – affermano dalla fio.PSD – i servizi tradizionali, come la distribuzione di pasti, vestiti e coperte non sono più sufficienti: garantire a chi vive in strada e in condizione di vulnerabilità estrema l’accesso a una casa, alle cure e a percorsi di reinserimento sociale è il primo passo per poter vivere una vita dignitosa e fornire a chi ne ha più bisogno una rete di protezione che può salvare la vita».
Stefano Caredda
NP marzo 2023