Dominique e suo fratello

Pubblicato il 01-10-2024

di Renzo Agasso

La globalizzazione dell’egoismo offusca – ma non cancellerà mai – le multinazionali del bene, della pietà, dell’amore, della condivisione e della fraternità.

Dal profondo dell’Africa riemerge la storia ugandese del Lacor Hospital di Gulu. Nel 1961 è un minuscolo ambulatorio messo in piedi dai missionari comboniani. Diventando oggi una gigantesca città della salute con tre succursali, dove passano ogni anno almeno duecentomila pazienti e a milioni sono stati già curati. Il miracolo è opera di due giovani medici, l’italiano Piero Corti – fratello di Eugenio, scrittore e autore del capolavoro della letteratura cattolica Il cavallo rosso – e la canadese Lucille Teasdale. Si sposano e spendono tutta la vita al Lacor, dove sono ora sepolti.

Lì nasce la loro figlia, Dominique Atim (cioè: “Nata lontano da casa”, in lingua acholi), che dell’ospedale si sente la sorella («Il Lacor per me è un fratello») e se ne prende cura tutt’oggi. Presiede la Fondazione Corti, nata nel 1993 per affiancare e sostenere economicamente l’attività ospedaliera, che offre cure soprattutto ai più miseri. Spiega che «lo scopo della Fondazione è raccogliere fondi per far funzionare l’ospedale, non impiantandoci medici bianchi venuti dall’Italia, ma facendoci lavorare i medici del posto. Al Lacor Hospital chi non può pagare viene curato gratuitamente, mentre per gli altri le tariffe non arrivano a un terzo del costo della prestazione, coperta per lo più da donazioni straniere».

Dominique Corti divide il suo tempo tra l’Italia e l’Uganda, qui procacciatrice inesausta di aiuti, là medico al letto dei sofferenti. I soldi servono a curare, ma anche a formare medici, infermieri e tecnici locali, africani per l’Africa. Dal suo ufficio nel cuore della ricchissima Milano – che l’ha insignita dell’onorificenza massima – bussa alle porte e ai cuori dei ricchi tentati dalla globalizzazione dell’egoismo e dell’indifferenza e li sprona a farsi loro pure fratelli di un ospedale d’Africa. Prima linea di guerre, povertà, malattie dai nomi misteriosi e spaventosi (Ebola, Aids, Covid). Ma fa del bene anche quaggiù, Dominique: la sua Fondazione diffonde quotidiani piccoli segnali di una cultura fraterna solidale. Dice con i fatti che è ancora possibile un altro mondo, non fondato sull’egoismo brutale, ma piuttosto sull’idea rivoluzionaria di prendersi cura gli uni degli altri. Per salvarsi tutti.
 

Renzo Agasso
NP giugno / luglio 2024

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok