Diritto a migrare

Pubblicato il 01-04-2021

di Sandro Calvani

Più di 750 milioni di persone in tutto il mondo, cioè circa il 14% della popolazione adulta mondiale, lascerebbe volentieri il proprio Paese per andare a vivere altrove, se potessero. Secondo i risultati dell’ultimo sondaggio Gallup, il più riconosciuto osservatorio mondiale della mobilità umana, la percentuale di persone che migrerebbero volentieri, è sempre andata crescendo durante i sette decenni dopo la seconda guerra mondiale, ma non è distribuita equamente in tutto il mondo. E non è certo la povertà il motore principale della mobilità; molti altri fattori sono quelli che caricano la molla della spinta ad andarsene.


Infatti i popoli più felici, sono anche contenti di restare a vivere dove sono nati. Per esempio solo il 7% degli abitanti del Sud-Est Asiatico e l’8% di quelli dell’Asia Occidentale e dell'Asia del Sud (che comprende l'area ad alto tasso di povertà di India e Bangladesh) vorrebbe emigrare; mentre il 14% degli americani e il 32% degli italiani vorrebbero andare a vivere in un altro Paese. Il dato italiano è quello in maggior crescita rispetto ai dati del 2010. Inoltre l'Italia rimane tra le destinazioni non molto desiderate tra i migranti dai paesi poveri come quelli dell'Africa, che preferirebbero invece migrare verso altri nove Paesi.

18 Paesi attraggono i due terzi di tutti i potenziali migranti del mondo. Dunque, dato che l’Italia, come gli altri Paesi europei, non ha leggi che impediscono l’emigrazione dei suoi cittadini, è probabile che il saldo totale dello scambio migratorio negli anni a venire sia negativo, con perdita di popolazione e dunque descrescita economica. In pratica il diritto a migrare, riconosciuto nella Dichiarazione universale dei diritti umani, è condiviso anche da una forte maggioranza di persone in ogni parte del mondo, senza grandi differenze tra ricchi e poveri.
Inoltre l’impatto più importante delle migrazioni sulla prosperità inclusiva futura è la qualità dei migranti, misurata con il tasso del “brain-gain”, la differenza tra cervelli arrivati e cervelli partiti. Dal punto di vista del livello educativo dei lavoratori che lasciano il loro Paese è ancora l’Asia a vincere le tre prime posizioni, secondo una ricerca del World Economic Forum.

Si stima che nel 2019 circa 120 milioni di migranti vivano nei Paesi ricchi; almeno il 30% di queste persone hanno un alto livello educativo.
Degli oltre tre milioni di migranti nei Paesi ricchi provenienti dall'India, la quota di coloro che hanno uno status di istruzione superiore era quasi il 65%. La Cina aveva un tasso del 48,6% di migranti altamente istruiti, o 2,25 milioni. Ci sono in totale circa 120 milioni di migranti che vivono nei Paesi ricchi. Dal 30 al 35 per cento di questi migranti sono considerati altamente istruiti, il che significa che hanno ricevuto una formazione professionale o accademica.

 

Sandro Calvani
NP gennaio 2021

 

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