Dionne Warwick - Sam Cooke - Jeffrey Martin

Pubblicato il 08-09-2020

di Gianni Giletti

Dionne Warwick – I’ll never fall in love again

Urca che classe! Dionne Warwick non mi ha mai entusiasmato, ma il suo timbro così cristallino, limpi­do, mi emoziona comunque. Se poi è sparso a piene mani su un brano immarcescibile del grande Burt Ba­charach, beh, allora siamo ai cam­pionati del mondo. La semplicità di questo brano fa dimenticare quanto è difficile comporre un evergreen di questo calibro e quanto è complica­to cantarlo con questa leggerezza. Mondiale.

Sam Cooke – Lost and lookin’

Signori, the voice! No, non è Frank Sinatra, ma siamo su quella cilindra­ta lì. Questo brano non ha niente, né arrangiamento, né musicisti fe­nomenali, ma un uomo solo al co­mando: Sam Cooke. Morto nel 1964 a soli 33 anni, è stato uno degli artisti che ha inventato il soul e la sua voce è stata fonte dichiarata di ispirazio­ne per decine di cantanti e musici­sti contemporanei e successivi. Qui funziona il timbro, inimitabile, la magia che il Nostro riesce a creare praticamente da solo e che fa di que­sto brano un momento di poesia.

Jeffrey Martin – Galveston

Brano polveroso, una voce che ra­schia come il vento nel deserto, dove ci sei solo tu, lui e la sabbia. Roba basica, senza fronzoli, solo una voce (con un coro timido), due chitarre e un’idea. Ma se hai qualcosa da dire, bastano e avanzano. Questo Jeffrey le cose da dire le ha. E sa anche come dirle. Tenero.

Gianni Giletti
NP maggio 2020

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok