Differenziata: è una cosa seria
Pubblicato il 13-04-2025
C’è una tendenza psicologica che ci suggerisce l’ottimismo a priori di fronte a situazioni complesse: così si spera che – comunque vada – poi tutto passa. Invece l’atteggiamento più utile sarebbe vedere sia il bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto, solo così possiamo capire come progredire e in che cosa cambiare. Partiamo da un esempio relativo all’ambiente che in Italia sembra funzionare: le raccolte differenziate. Tra le forze politiche è sempre vivo uno scontro tra chi pratica le raccolte differenziate e chi crede solo nei termovalorizzatori. La legislazione italiana e l’Europa hanno scelto da decenni la strada del buon senso, evitando le estremizzazioni (si può riciclare tutto, bisogna incenerire tutto), secondo lo schema prima riciclare e poi ricavare ancora energia da quanto non è riciclabile. Valutiamo insieme i dati del termovalorizzatore di Torino: 578mila rifiuti all’anno producono 375mila GWh di energia per 9.900 abitazioni medie riscaldate.
Per quanto riguarda il riciclo i vantaggi sono importanti: la notevole occupazione, il risparmio di materia prima, la minore emissione di CO2 e di inquinamento con le discariche, lo sviluppo di ricerche per l’introduzione di nuovi materiali in continuazione e per nuovi prodotti. Eppure, c’è chi (e preferirei non citare il nome) scrive che: «La raccolta differenziata appare una colossale montatura demagogica che non salverà il pianeta, ma complica la vita alla gente normale. C’è una maniacalità nelle procedure, paranoie, a meno che tu non abbia nulla da fare, spesso inutile perché gran parte dei rifiuti finiranno di nuovo insieme. Per lo smaltimento corretto c’è solo una parola e si chiama inceneritore». Ovviamente il discorso è portato avanti senza dati o evidenze scientifiche. Forse vale la pena riflettere sulla produzione dei rifiuti oggi in Italia. Anzitutto: abbiamo due tipologie di rifiuti. Rifiuti urbani e rifiuti speciali. Di questi secondi si parla meno e sono di più: circa 160 milioni di t, di cui 150 non pericolosi e 9,4 pericolosi. Spesso danno origine agli illeciti maggiori nel ciclo dei rifiuti. In Italia si sono registrati 9.309 casi di traffici fuorilegge nel 2023, con Campania, Sicilia, Puglia e Calabria in testa negli illeciti ambientali in generale. Veniamo ai rifiuti urbani: in valori assoluti sono 29,6 milioni di t. La maggior parte al nord con 14,2 milioni per una popolazione di circa 27,5 milioni di persone; per il centro parliamo di 6,3 milioni per una popolazione di 12 milioni di abitanti. Infine, il sud con 9,1 milioni di t e 19,7 milioni di abitanti. I rifiuti urbani sono di nuovo in crescita negli ultimi anni: rispetto ai 494 chili pro-capite del 2023, siamo arrivati ai 502 del 2024. In questo modo cresce proporzionalmente la spesa media sostenuta dalle famiglie per i rifiuti (€329 nel 2024), con un aumento del 2,6% rispetto all'anno precedente per una famiglia tipo, composta da 3 persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri. Al sud si spende di più e si differenzia di meno.
Il dato generale delle raccolte differenziate (comprese tutte quelle in corso, non solo gli imballaggi) è del 66,63% (73,37 al nord - 62,26% al centro - 58,93 al sud). Circa il 19% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica. È interessante notare che sarebbe possibile aumentare la quantità riciclata se si migliorasse la qualità delle raccolte: tra l’altro si calcola che ancora oggi il 20% dei materiali sia messo per errore in differenziate sbagliate. Nello specifico delle raccolte differenziate per gli imballaggi segnaliamo il caso del Veneto e della Sardegna con il 76%, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche con il 70%, Umbria, Friuli, Piemonte, Valle d’Aosta e Toscana al 65%, al 50% la Sicilia. A livello di capoluoghi di provincia, la percentuale di raccolta differenziata pari o superiore al 65% è stata raggiunta dal 71% dei comuni. In 20 capoluoghi di provincia siamo ancora al di sotto dell'obiettivo del 50%, (il cui raggiungimento era previsto nel 2009!). Tra questi spiccano Palermo, con percentuale di raccolta differenziata al 15,6%, Crotone al 21,4%, Catania al 22% e Foggia al 26%. Il sud nel complesso sta comunque migliorando negli ultimi anni.
Qual è invece la situazione del riciclo dei materiali raccolti separatamente? Nel 2023 è stato raccolto il 75,3% dell’immesso al consumo (e, in questo caso, il contributo da parte delle famiglie è decisivo). È stata quindi superata la percentuale richiesta dall’Europa al 2030. Il dato veramente importante è quanto si è riciclato davvero: il riciclo dei rifiuti urbani è al 50,8%, poco sopra all’obiettivo previsto dalla normativa al 2020. L’obiettivo del 2030 è ambizioso: 65%. Bisogna remare tutti: famiglie, aziende, enti locali e chiunque produca rifiuti. L’Italia si comporta bene dunque? Sì, ma questo non vale per tutta la penisola: si può lavorare per migliorare ancora il comportamento delle famiglie e dei vari soggetti che decidono e producono.
Carlo Degiacomi
NP gennaio 2025