Dico no alla paura

Pubblicato il 31-12-2020

di Matteo Gamerro

Mi presento brevemente perché poi vorrei raccontarvi una cosa che mi turba, e forse non sono il solo, ma che vorrei condividere con voi. Sono Matteo, ho 41 anni, sono single da un po’, ho una malattia che mi rende decisamente disabile e dipendente dall’aiuto di qualcuno e non credo si possa dire che sono un tipo che si arrende.

Lavoro, ma nessuno si stupirebbe se non lo facessi. Un po’ perché nelle mie condizioni fisiche, nessuno si aspetterebbe che facessi qualcosa e poi perché, pur non facendo una vita annegata nei lussi, ho la fortuna di poter sopravvivere senza un apporto economico costante che solo un impiego o uno stato assistenzialista potrebbe garantirmi.
Fatte queste poche e brevi considerazioni per definire meglio i contorni della mia condizione, voglio dirvi che negli ultimi tempi, quelli segnati dal coronavirus, guardo con una certa attenzione le notizie del TG per venire a conoscenza dell’andamento della pandemia in Italia. Tengo a precisare che non ho mai nutrito una perversa curiosità per le notizie di cronaca nera, per esempio. Adesso chiunque mi stia leggendo è autorizzato a pensare che io sia un pazzo incosciente, ma tutte le volte che c’è una recrudescenza dei numeri dell’epidemia in Italia nel profondo ho un moto di gioia. In egual modo tutte le volte che i numeri si contraggono si scatena dentro di me una tristezza colpevole. Questo mio modo di pensare può essere definito, senza paura di essere contraddetto, eticamente e profondamente sbagliato. Siachiaro, mi spiace sinceramente molto per tutte le persone che hanno subito delle sofferenze per colpa di questo virus, ma sono sincero nel dire quello che penso. Nel momento in cui tutti sembrano odiare, in modo più o meno evidente, il lockdown forzato, a me sembra di sperare che ritorni. So che è una limitazione della mia libertà di uscire e andare per il mondo, ma allo stesso momento questa situazione mi offre su un piatto d’argento qualcuno/qualcosa a cui dare la colpa per chiudermi in casa e non dover nemmeno mettermi in gioco!

Ora qualcuno di voi potrebbe obbiettare, a ragione, dicendo che vivendo in Italia nessuno permetterà mai che io muoia di fame e quindi non dovrei avere la necessità di uscire per andare a guadagnarmi la “pagnotta”. Certo, ma posso rispondervi che se l’assenza della mia malattia mi richiedesse di uscire, di istinto mi piacerebbe rendermi invisibile al mondo per scappare comunque tra le mura di casa e nascondermi. Inizialmente ci è voluto un attimo per abituarmi, ma ora che ho raggiunto una forma d’equilibrio potrei tranquillamente non mettere più il naso fuori. È un po’ come quando mi è capitato di essere rinchiuso in ospedale, posto in cui nessuno, sano di mente, ammetterà mai di stare bene. Eppure, quando ti comunicano la data di dimissione una certa inquietudine ti assale. Almeno per me è sempre stato così... Tanto è vero che una volta uscito tutto ti sembra enorme e irrealizzabile. Dunque, dicevo che stare in casa sarebbe la situazione ideale per non rischiare e dare la colpa a qualcuno o alla paura e non sentirmi così neppure in colpa. A pensarci bene però questo è un modo per non assumersi le proprie responsabilità.

Non sono un negazionista e se servirà voglio rispettare le indicazioni delle autorità, regole giuste per una convivenza rispettosa tra tutti. Ma la mia è una riflessione più ampia. L’incertezza che si è venuta a creare e che mi spingerebbe a desiderare la sicurezza di un nuovo lockdown, non è altro che una metafora della mia malattia. Ho imparato che non voglio arrendermi a lei, non l’ho mai fatto e non voglio cominciare ora. Quindi se mi offrono una soluzione che potrebbe sembrare una violenza, se mi danno una medici na che a prima vista sembra non avere un bell’aspetto né un buon sapore, per il mio bene mi coprirò gli occhi, mi tapperò il naso, mi farò una violenza iniziale e inghiottirò. Ma se mi dicono che nelle mie condizioni fisiche potrei stare calmo e non scaldarmi tanto, che dovrei riposarmi e lasciare che sia, allora rispondo: ma perché non ballare fino alla fine quest’unico brano che ho vinto in sorte?! Preso atto di questa situazione, ho deciso che quando sarà possibile mi metterò subito alla ricerca di ragioni per uscire di casa. Magari non subito, ma comunque al più presto. Perché non ho ancora deciso se sia meglio morire di covid o non cominciare mai a vivere davvero! Dandola, così, vinta alla paura!


Matteo Gamerro
NP novembre 2020

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