Destino

Pubblicato il 14-03-2025

di Fabio Arduini

Il destino assomiglia al carattere, perché è qualcosa che si riceve, e che pure va costruito. Pertanto questa parola potrà parlare addirittura di speranza. È il frutto delle libere scelte che si compiono lungo una intera vita, perché non tutto è predeterminato. Ma se non ti metti in gioco, ecco che un destino così inteso perde consistenza, e ciò che resta altro non è che la fredda fatalità. Esistono parole dense come l'intera storia dell'uomo, per esprimere il tentativo degli esseri umani di parlare gli uni gli altri. Di ciò che li attende, di come predisporsi. Di come fare a scampare i pericoli e cogliere le potenzialità di crescita. Oppure di come rassegnarsi. Interessante che gli antichi romani abbiano coniato una parola in più rispetto a quelle in dotazione, quando avevano già vocaboli più o meno sinonimi: fortuna, fato, sorte... Ma questi indicano un futuro imperscrutabile, di fronte al quale si è in fondo del tutto passivi. C'era bisogno anche di altro. Destino deriva da una parola strana, “stanare”, che significa “stare” e indica l'essere solidamente fermi, con l'aggiunta di un prefisso “de” che in questo caso, dicono gli esperti, esprime un sovrappiù di certezza; il suo compito è indicare l'azione di assicurare un oggetto al terreno, o a qualsiasi altro supporto, senza che possa scappare o essere strappato via. Ecco il destino. Dove all'inizio c'è un'idea, un progetto, sulla fine, quello che alcuni pensatori hanno chiamato predestinazione. Dove però c'è bisogno anche di uno svolgimento, una messa in opera: lo spazio in cui le persone hanno campo di azione.


NP Dicembre '24
Fabio Arduini

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