Davanti allo schermo

Pubblicato il 04-04-2019

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Le nuove forme di dipendenza dei bambini.

Sembra proprio che molti bambini e ancor più numerosi ragazzini non riescano a fare a meno di giocare per molte ore al giorno con lo smartphone, col tablet o su una delle varie consolle per videogiochi. Il gioco tradizionale pare essere stato totalmente sostituito da quello elettronico. Enrico, per esempio, viene portato a visita dai genitori perché non sopportano più di vederlo occupare i suoi pomeriggi facendo un gioco on-line in cui dice di essere diventato imbattibile. In quel mondo si sente un campione, mentre nella vita reale la situazione è ben diversa.

Enrico ha quasi tredici anni, è di bassa statura, ha una corporatura robusta (per questo viene spesso preso in giro dai compagni), il suo sguardo è sfuggente, la postura curva, non fa sport, non ha amici e il suo percorso scolastico è costellato di piccoli ma continui insuccessi. Solo nel suo gioco, in rete, ottiene successi e riconoscimenti e mostra di provare piacere divertendosi. Stefano, invece, di anni ne ha sedici ed è appassionato di informatica.

Studia minuziosamente i dettagli di ogni gioco, gli piace scoprirne la meccanica, va a cercare la parti meno evidenti, mentre è poco attratto dagli obiettivi del gioco stesso: è diventato nel tempo un esperto, un vero cultore dei videogiochi on-line a cui dedica ormai tutto il suo tempo libero, trascurando se stesso, gli impegni scolastici e tutto il resto.

I genitori di Enrico e quelli di Stefano sono ora realmente preoccupati per le possibili conseguenze dell’aumento del cosiddetto “tempo-schermo” (quello trascorso quotidianamente dai due ragazzi davanti allo schermo) sulla salute dei loro figli. Quello che è certo è che in entrambi i casi il crescere del tempo-schermo è andato di pari passo con la diminuzione dell’interazione sociale dal vivo, riducendo la “connessione” reale con i coetanei e con il mondo esterno. Ma non solo: i loro racconti riportano particolari che sembrano dimostrare come più tempo- schermo causi maggiore ansia, depressione, solitudine. Inoltre sia Enrico che Stefano hanno disturbi del sonno e problemi con l’alimentazione.

Ora, non si tratta qui di condannare in assoluto l’utilizzo delle nuove tecnologie, ma di definirle dannose e problematiche quando lo sono davvero, cioè quando si trasformano in schiavitù. I genitori di Enrico e Stefano le hanno “tentate tutte”: inizialmente riconoscono di aver sottovalutato e sminuito il problema, sperando che si risolvesse da sé. Poi hanno aumentato l’attenzione fino a rendere la questione l’unico argomento importante di discussione in famiglia. Spazientiti hanno quindi cominciato a vietare, minacciare e punire, con la conseguenza di suscitare l’effetto “frutto proibito”.

Alla fine hanno cercato con pazienza di dissuadere i ragazzi dal continuare nei loro comportamenti irrazionali utilizzando spiegazioni razionali e di buon senso, ma sempre senza alcun risultato (effetto predica). Ora, stremati, chiedono aiuto all’esterno. Aiutati ad individuare le precise forme di vantaggio ottenute dai due ragazzi nella dipendenza dal gioco, cominciano a mettere in campo energie e risorse utili a rovesciare quel vantaggio o piacere in fastidio. Solo così possono sperare di contrastare il comportamento indesiderato dei loro figli, aiutandoli a cercare il cambiamento e la libertà. «Nessuno è libero se non è padrone di se stesso», scriveva già Epitteto.

Gabriella Delpero
PSICHE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok