Così vicini, così lontani

Pubblicato il 10-01-2019

di Davide Bracco

di Davide Bracco - Per una curiosa casualità in questo mese escono due film italiani che per tematica appaiono contigui mentre lo stile li allontana notevolmente, Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis e Troppa grazia di Gianni Zanasi.

Edoardo De Angelis è l’autore di una delle opere prime più interessanti degli ultimi anni (da recuperare se sfuggita all’epoca della sua uscita), Indivisibili, una storia ambientata nella Campania più desolata (Castelvolturno) dove si muovono due sorelle siamesi trattate da avidi familiari come fenomeni da baraccone in squallide feste paesane. Un dramma di avidità e risentimenti girato in uno stile visivo personale da un regista che si cimenta in questo suo secondo film nuovamente in un’opera di analoga ambientazione ma ancor più teso e vibrante quale Il vizio della speranza.

Una storia di dolore quella vissuta da Maria, una ragazza che traghetta e guida su un fiume ragazze incinte abbandonate dalla vita e dalla speranza. Una esistenza di soprusi che tuttavia per Maria sembra cambiare quando viene toccata da un avvenimento miracoloso quale quello di una maternità inattesa che la aiuterà a restare umana di fronte al mondo disumano che la circonda.

Se il tema del miracolo è rappresentato in chiave simbolica da De Angelis nel film di Zanasi invece irrompe in maniera solare in una storia comica e surreale. Lucia è una geometra specializzata in rilevamenti catastali che davanti ad un terreno abbandonato che dovrà diventare residenziale viene affrontata da una figura femminile straniera che le impone di far costruire un luogo di culto al posto di un condominio. Il film è una commedia ma ha il pregio di non assumere un tratto grottesco né satirico di fronte al soprannaturale ma di usare un tono brillante capace di scandagliare le femminilità contrapposte di due donne, l’una ultraterrena l’altra geometricamente molto terrena, una Alba Rohrwacher come al solito brava nel cambiare registro interpretativo all’interno dello stesso film.

Due film contrapposti da non perdere e da vedere uno dietro l’altro per apprezzare un cinema italiano capace di osare e non di appiattirsi su formule scontate.

Davide Bracco
AL CINE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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