Corso Verona, Torino. Mi Vergogno

Pubblicato il 10-11-2024

di Gianfranco Cattai

Mi capita di passare alle cinque del mattino, alle sei, alle dieci: sempre gente in coda. Mi capita di passare con il sole, con la pioggia, con la neve: sempre gente in coda. Uomini, donne, giovani, anziani, bambini. È l’ufficio immigrazione che rilascia i permessi di soggiorno. Gente che torna e ritorna perché manca una fotocopia o il documento non è pronto. Gente che arriva da tutte le parti del mondo e che magari, vero, parla poco la nostra lingua e quindi non capisce al volo quello che viene detto. Lo sappiamo. Alcuni soggetti della società civile torinese si sono proposti ai responsabili della questura per facilitare le cose: nulla da fare. Questo pubblico, certo non facile, rimane alla mercè di agenti non sempre – e non tutti – frustrati del proprio ruolo che lo esercitano non proprio come dovrebbe essere un servizio pubblico.

Perché mi vergogno? Perché essendo un cittadino tra tanti soffro di non poter fare e dire nulla. So per certo che questa esperienza è un investimento sbagliato del nostro Paese: non ci hanno insegnato nulla le reazioni delle periferie francesi? Le reazioni a tempo e a distanza della mancata accoglienza. Mentre passo avverto le aspettative, le ansie, le apprensioni di chi è in coda e sa che il proprio futuro è legato a quel pezzo di carta. Penso alla fatica, soprattutto per le persone anziane e per le donne in attesa e con bambini, senza neppure potersi sedere. Sicuramente il gestore del furgoncino che è un punto di ristoro e servizio molto utile (fanno anche le fotocopie!) non è abilitato ad affittare delle sedie altrimenti lo avrebbe già fatto.

Quelle persone che così duramente – e inutilmente – umiliamo sono destinati a essere nostri concittadini, genitori dei figli che andranno a scuola con i nostri figli e nipoti, elettori e magari anche amministratori – vedi l’esempio di altre città in Europa – della nostra comunità. Forse vergognarsi non è sufficiente e proprio per questo scrivo: per condividere l’assurdità del caso. Oltre ai corridoi umanitari adesso si stanno sperimentando anche i corridoi lavorativi: ottimo. Ma quei cittadini non potranno sfuggire a queste burocrazie che chi di noi le ha seguite ha ammesso di non averle capite fino in fondo. Quindi sarà compito anche degli imprenditori che hanno deciso di assumere stranieri per la propria azienda scusarsi per non riuscire a ovviare a queste forche caudine.


Gianfranco Cattai
NP agosto /settembre 2024

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