CONVEGNO DI VERONA: Essere o non essere

Pubblicato il 11-06-2013

di dom Luciano Mendes de Almeida


La Chiesa italiana, riunita a Verona in convegno, si confronta su come testimoniare la speranza in Gesù risorto. Essere cristiani non è un biglietto da visita, ma l’essere pieni di Dio.

di Ernesto Olivero

 

Essere o non essere? “Chi è” deve ricordarsi che è un investimento di Dio. Dio ha investito su di lui, conta su di lui. “Chi è” non deve aggiornarsi, ma deve sempre essere presente a “Chi è” per eccellenza, Gesù. E Gesù non è da aggiornare, è vita, è presente e futuro. E Gesù – non è retorica – ci dice: “non temere, le forze del male non prevarranno”. Ma quando capiremo – se fossi pessimista dovrei dire che ormai è troppo tardi –, ma quando capiremo se noi siamo cristiani o pagani, se siamo di Dio o del mondo?

La Chiesa non è una struttura che si deve aggiornare, ma una Presenza a cui convertirsi, una Presenza reale da 24 ore su 24, talmente bella, piena e sconvolgente che ti fa venire la voglia di “essere” 24 ore su 24.Ci rendiamo conto che abbiamo un Dio che ci ama e che vuole essere amato e avere un rapporto con noi 24 ore su 24? Ma noi troppo sovente lo releghiamo a un pezzo di messa alla domenica o siamo emotivamente spinti a Lui una volta all’anno, a Natale o, forse, anche a Pasqua.

I Pastori che cosa si sono detti, come hanno reagito quando hanno appreso da un sondaggio di Famiglia Cristiana - realizzato su un campione nazionale di 600 soggetti maggiorenni, cattolici praticanti - che il 27% dei cattolici intervistati non sa che i Vangeli sono quattro? Dobbiamo avere il coraggio di rieducarci, di ribattezzarci, di ricresimarci. Ricordo la bellezza delle parole di Dom Helder Camara quando con forza affermava: “Io sono cristiano! Io sono figlio di Dio!”.

La nostra identità di cristiani – ce ne rendiamo conto! - non è un biglietto da visita, è essere pieni di Dio pur con tutti i nostri difetti, è essere pieni di beatitudini pur con tutti i nostri difetti. Possiamo anche rischiare di perderci nella pasta, ma chi è pieno di Dio e di beatitudini è lievito che fermenta la pasta. Non abbiamo bisogno di dimostrare che Dio esiste, questo è un compito di Dio! A noi tocca solo testimoniarlo, amando perdutamente gli affamati, le vittime dell’ingiustizia e della guerra, i carcerati, i bambini di strada, i giovani, gli stranieri, gli assetati, gli ammalati, i miseri di tutto il mondo, …

Mio Dio,
Tu non hai bisogno di me
per dimostrare che esisti.
Tu sei il Creatore, l’Amore,
sei la Natura, la Roccia,
sei tutto ciò che dà vita.
Io, creatura venuta da Te,
comincio realmente ad esistere
se alzo gli occhi
e comincio
ad amare
a perdonare
a fare della mia vita un respiro di unità con Te
e poi continuo
ad amare
servire
perdonare
fino all’incontro da creatura a Creatore.

Ernesto Olivero

AMO LA CHIESA

Dom Luciano Mendes de Almeida, il santo vescovo di Mariana recentemente tornato alla casa del Padre, alla fine del 1995 aveva scritto sul mio diario questi pensieri che continuano ad essere di estrema attualità:

Vedo la Chiesa con enorme affetto. È la sposa santa, amata, redenta da Gesù. Popolo riscattato nell’amore, fatto dai poveri di ogni tempo, dai sofferenti di ogni dolore, dai martiri della giustizia e della fede, dalla vita contemplativa nel nascondimento della stanza dove è presente il Padre, ovvero dietro le grate che inquadrano l’angoscia e lo smarrimento del mondo per illuminare tutto con la luce di Dio.

Amo la Chiesa dei sacerdoti che offrono la loro vita per far presente il “Pastore buono”. Amo la Chiesa dei poveri che conosco, che pregano, lavorano dalla mattina alla sera, sempre nella grazia di Dio. Amo la Chiesa dei laici impegnati nel fare leggi, creare strutture di vita solidale, superando ogni discriminazione razziale, ideologica o nazionalistica. Amo veramente la Chiesa perché non sempre è compresa, amata, rispettata e continua a profetizzare, a lavare i piedi e a subire la persecuzione nella pace, nella gioia di cuore, seminando sempre – nelle lacrime – la Parola viva del Signore, nella certezza dei frutti che altri vedranno nel domani di ogni giorno, di ogni secolo”.

Versione scaricabile pdf

Dom Luciano Mendes de Almeida
da Nuovo Progetto ottobre 06



 



 

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