Contentezza

Pubblicato il 08-07-2024

di Fabio Arduini

La parola contentezza è una bella parola. Ma sotto sotto può rivelarsi sottile e tagliente. Afferma che ogni persona ha uno spazio, e che questo spazio può essere pieno, oppure drammaticamente vuoto. La nostra parola è basata sulla certezza che questo spazio segreto è collegato con i movimenti dell’umore, nell’immediato; ma anche con il modo di essere, più nel lungo periodo. Di fronte a questo panorama, la strategia frequentemente messa in atto consiste nell’affannarsi con la malcelata speranza di trovare materiale per riempire il contenitore. Dicono però che tale strategia non sia proprio furba, che produca illusioni, che diventi rapidamente una fonte di inimicizie e di ingiustizie. La strategia opposta è quella di accontentarsi per essere contenti: cioè, ridurre i confini delle aspettative. Si tratta di una via millenaria, e dicono che porti risultati sicuri. Però... che ne è del desiderio che allarga il cuore? Inoltre, è necessario ragionare su come orientare questa riduzione di confini. Se, cioè, accontentarsi sia un rinunciare alla vita, o se sia proprio il contrario: un trovare più forza per vivere una vita buona. In altre parole, guardare in faccia la contentezza è importante perché sollecita a plasmare il contenitore interiore. Da questo punto di vista, essere contenti è un’arte. Pertanto, è una possibilità di costruire qualcosa che duri.


Fabio Arduini
NP maggio 2024

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