Ci siamo...
Pubblicato il 04-11-2024
Quanti giovani e adulti hanno fatto dell’Arsenale della Pace un solido punto di riferimento! Nel 1992 il Sermig, sospinto da persone buone, autorevoli, pulite si confronta con tanti maestri per organizzare un corso di formazione per il mondo del volontariato. Più di 400 persone settimanalmente partecipano al cammino proposto dal Sermig a partire dal mese di ottobre. Visto l’interesse dopo il primo ciclo del ‘92 incorniciato dallo slogan “Entra nel volontariato! Difendi il futuro” prende vita nel ‘93 il secondo: “Volontariato, la forza amata”. Il tutto verrà riportato sui numeri di Progetto dal gennaio 1993 al dicembre 1994. Quindi rintracciabile. Un grande ricchezza, piena di contenuti e confronti che non perdono validità. Nella storia del Sermig si può a buon titolo considerare un’anticipazione dell’Università del Dialogo! Una profezia che vogliamo evidenziare riprendendo qua e là frasi di Ernesto Olivero che sul n. 1 del 1993 di Progetto si era soffermato sul perché dell’iniziativa.
«L’intento di questo corso è educarci alla mondialità dei problemi, prepararci a far bene il bene, riflettere sul senso della vita. Preparando il corso abbiamo individuato alcune idee.
La povertà arriva da ieri, c’è oggi e ci sarà domani. Non saremo noi a debellarla radicalmente, perché assume sempre nuovi volti e nuove forme; ma in questa fetta di storia, tocca a noi affrontarla. Come essere sale e speranza in questa grande angoscia dilagante?
Per affrontare la povertà abbiamo una sola e reale forza attiva, che è la forza della coscienza. È la forza di molti uomini e donne, credenti e non credenti, che sanno amare davvero con il cuore di Dio, che si tolgono sovente il pane di bocca per condividerlo con gli altri; gente che utilizza anche il denaro senza però trattenere nulla per sé. Questa è la speranza che non si arrende; e sarà così sempre se le motivazioni religiose o filosofiche saranno coltivate con la preghiera e con lo studio perché non vengano mai meno; il problema è proprio sostenere e accrescere le motivazioni.
Non si possono utilizzare volontari impreparati per i drammi di oggi. Chi non si prepara e poi non continua la preparazione ogni giorno, si stanca, resta deluso, oppure diventa un teorico e perde il contatto con la realtà drammatica della miseria. Ognuno ha le sue competenze e responsabilità, ma credo che solo la forza dell’amore gratuito possa arginare l’angoscia dilagante.
A me personalmente la parola “volontario” non piace. Mi piacerebbe trovare una parola che dica: esserci, farsi carico, che dica amore solidale, fratellanza. Al di là delle parole la speranza è che la forza della gratuità e della solidarietà dia un senso al proprio vivere e si estenda a tutto il tessuto sociale.
Non impareremo qui a mettere bene un cerotto o a trattare con una persona in difficoltà; questo corso vuole aiutarci a capire il quotidiano, allargando la nostra mentalità, poiché siamo ormai in un grande villaggio. Non si possono vincere delle grandi battaglie se non con volontari che poco alla volta si coinvolgano 24 ore su 24. E io spero con tutto il cuore che da questo corso emergano novità e sorprese che ancora non immaginiamo».
A cura della redazione
NP agosto / settembre 2024