Chiamati ad andare

Pubblicato il 06-04-2019

di Rosanna Tabasso

Rosanna Tabasso - QUELLO CHE CONTANessuno parte, nessuno arriva, perché tutti sempre alla Sua Presenza.

 

La nostra vita è un “andare” continuo, ma il viaggio più importante da intraprendere il prima possibile è dentro noi stessi. È il viaggio dentro il nostro cuore, dove incontriamo tutto ciò che fa parte di noi: le esperienze, le ferite, le memorie, i desideri più profondi, le gioie, le sofferenze, gli affetti… Tutto di noi e della nostra vita ha da dirci qualcosa, tutto fa parte del viaggio spirituale che poco a poco ci porta in profondità, rivela la presenza di Dio in noi, ci fa incontrare colui che per primo ci chiama a seguire le sue orme: «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato» (Is 49,1). Anzitutto siamo chiamati ad andare lì, per imparare che siamo abitati da Dio, per imparare a vivere ogni attimo alla sua Presenza, là dove siamo, qualunque cosa facciamo.

La nostra vita quotidiana, fatta di cose concrete, diventa anche spirituale perché scopriamo di poter vivere con lui ogni cosa del nostro quotidiano, incontri, servizi, gesti umili. Iniziamo a dare un valore diverso ad ogni cosa, impariamo che «Là dove siamo, siamo alla Presenza di Dio» (Regola del Sermig). Questo tempo, tra il Natale e l’inizio del nuovo anno, è il tempo adatto per iniziare il viaggio interiore incontro alla Presenza di Dio. Anche il viaggio dei Magi è stato un viaggio spirituale. Mentre percorrevano le carovaniere del deserto, seguendo la parabola di una stella, dentro di loro cercavano il significato dei segni, fino a riconoscere il segno atteso in un bambino. Hanno adorato Gesù bambino, nato poveramente nelle campagne di Betlemme di Giudea, hanno riconosciuto in lui la Presenza dell’Altissimo. Iniziamo anche noi ad andare incontro alla Presenza di Dio, in noi e attorno a noi. Iniziamo ad andare incontro a colui che viene, per smettere di vivere la nostra vita come fossimo soli: «Ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zac 2,14). Ora che Dio è il Dio con noi possiamo sentire rivolte a noi le parole dei profeti: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia » (Sof 3,16-17).

Consapevoli di essere abitati da Dio, intraprendiamo il viaggio del nostro vivere quotidiano ma il significato della nostra vita materiale è completamente diverso. Non è più il fine ma un mezzo attraverso cui la Presenza di Dio passa in ogni cosa, un mezzo che dà sacralità ad ogni cosa, perché tutto ciò che è stato creato ritorni a lui attraverso le nostre opere. Nemmeno Dio opera da solo (e lo potrebbe!), ci chiama, ad uno ad uno, ci spinge a mettere in atto tutte le potenzialità che ci ha dato, ci chiede di occuparci a nome suo di qualche angolo di creazione, come suoi collaboratori (1Cor 3,9).

Ognuno non può fare tutto, ma se siamo in comunione tra noi, collaboriamo gli uni con gli altri e tutti insieme rendiamo visibile il Regno. Scrive San Paolo: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere» (1Cor 3,6). Nella vita della Fraternità questo cooperare insieme diventa necessario e visibile. Concretamente ognuno mette in gioco se stesso con competenze, capacità, interessi ma non per realizzare il suo personale progetto. Il progetto è comune, è il condominio comune, come ripete la Regola, di cui siamo inquilini (non proprietari!). Ognuno dunque coopera, collabora. Ognuno è disposto a perdere qualcosa di sé perché si realizzi l’insieme, nessuno rivendica meriti o privilegi perché tutti siamo servitori presi a giornata per il Regno: «Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio» (1Pt 4, 10). Il nostro condominio è sempre in costruzione, sempre in crescita, e noi sempre pronti a spostarci da un piano all’altro, da un servizio all’altro: «Ogni piano è luogo sacro perché anche in un angolo siamo alla presenza di Dio» (Regola).

Quando ero bambina realizzavamo a casa un grande presepe: colline di cartapesta, prati di muschio fresco, piccole casette illuminate, alberi, laghetti e torrenti con l’acqua che correva e tante statuine intente nel loro lavoro: c’era chi portava la giara d’acqua, chi segava la legna, chi cuoceva il pane, chi pascolava il gregge, chi camminava sui sentieri di ghiaia con i bambini per mano, verso la capanna dove Maria, Giuseppe, gli Angeli vegliavano Gesù. Era un pezzo di mondo che faceva respirare a noi bambini l’armonia del Regno, la vita che scorreva attorno al Dio con noi. Il nostro condominio è un presepe contemporaneo, dove cerchiamo di vivere la Presenza di Dio e la comunione tra noi, cerchiamo di considerare le diversità una ricchezza, cerchiamo di vivere serenità, sincerità, non competizione. Un cuore solo e un’anima sola, ovunque siamo. È possibile ed è alla portata di tutti.

Rosanna Tabasso
QUELLO CHE CONTA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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