Cenone del digiuno, marcia della pace

Pubblicato il 26-04-2025

di Matteo Spicuglia

Guerre, incertezza, tante domande sul futuro. Un fine anno carico di inquietudine, ma anche di tanta speranza.
Il Cenone del digiuno e la Marcia della pace del Sermig da cinquant’anni riflettono questo incontro particolarissimo tra opposti. Così anche quest’anno. Una serata di musica, parole e testimonianze per provare a cercare nella realtà, così com’è, strade nuove da percorrere.
Sono le motivazioni di Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire nelle aree di crisi e il suo lo sguardo sulla vita imparato dall’incontro con le vittime e gli ultimi. Sono i ricordi di Laura e Amerigo Basso, genitori di Sammy, il giovane ricercatore vicentino malato di progeria, scomparso tre mesi fa. Sono i passi di impegno di tanti giovani, pronti a dare concretezza a ideali di accoglienza, solidarietà, scelte per il bene comune.
Storie, età, provenienze diverse unite dallo stesso desiderio e dalla stessa volontà: mettersi in ascolto della vita che parla.

Matteo Spicuglia
NP gennaio 2025


Mai come adesso la pace grida la sua urgenza. La pace che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità.
La crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina – che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa – ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato per contrastare il cambiamento climatico.
Una sconfortante sproporzione. […] La fine dell’anno è anche tempo di bilancio. Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà. […] La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte.

Sergio Mattarella,
dal discorso di fine anno 2024


Cari amici, un anno nuovo sta per iniziare; anno nuovo significa rinascere, ricominciare, ricredere, ridire i sì e i no che ci hanno fatto crescere. Perciò per il nuovo anno raccomando: testa sulle spalle, piedi piantati per terra e sguardo rivolto al cielo. La nostra vita è un continuo nascere e morire: si va giù nella profondità del Mistero e si risale su ricreati, nuovi. Ricreiamo rapporti fraterni, spirito amorevole, accoglienza di ogni ricchezza che è nella diversità e nel confronto senza polemiche. Nessuno ha la verità in tasca, siamo tutti in dialogo continuo con il Mistero.
Anno nuovo significa anche ricreare le ragioni della speranza, e riviverle ciascuno di noi. Ve lo auguro di cuore perché è l’unica cosa che conta.

Ernesto Olivero,
31 dicembre 2024

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