Casa: nuova proprietà europea
Pubblicato il 27-02-2025
L’edilizia abitativa rappresenta la spesa domestica più importante in tutta l’ue e il problema è peggiorato negli ultimi anni. Dal 2010 al 2023, i prezzi delle case nell’ue sono aumentati del 48% e gli affitti del 23%, superando l’inflazione.
Gli elevati costi di costruzione, l’aumento dei tassi ipotecari e la diminuzione delle attività di costruzione hanno messo a dura prova l’offerta. Allo stesso tempo, l’aumento degli affitti a breve termine e degli acquisti immobiliari orientati agli investimenti gonfia i prezzi, soprattutto nelle città.
L’onere ricade in modo sproporzionato sulle famiglie a basso reddito, sui residenti urbani e sui giovani.
Il 10% dei cittadini dell’ue ha speso oltre il 40% del proprio reddito per l’alloggio e quasi il 20% vive in spazi sovraffollati. In molti Paesi la qualità delle abitazioni è peggiorata nel 20% dei casi e oltre il 10% della popolazione europea non riesce a riscaldare adeguatamente la propria casa.
L’ue non ha diretta competenza nel settore della casa e solo spazi limitati di azione per affrontare le diverse questioni sociali, principalmente attraverso gli strumenti del Fondo sociale europeo Plus (fse+), del Fondo europeo di sviluppo regionale (fesr) e dei Piani nazionali per la Ripresa e la Resilienza.
Tuttavia, negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione, fino al recente Box di utensili per l’housing sociale proposto dalla Commissione nella scorsa primavera.
La casa è ora diventata una questione centrale nel discorso politico in diversi paesi europei, anche nelle recenti elezioni europee.
I partiti tradizionali sono sfidati: i partiti di sinistra sono i più colpiti, affrontando critiche per le promesse non mantenute in materia di alloggi, ma anche i partiti centristi e di destra sono sotto pressione. Proteste, scioperi, manifestazioni dei sindacati degli inquilini, aumento del disagio e del conflitto sociale sono fatti sotto gli occhi di tutti. Una crisi che spinge il voto verso i partiti estremisti, mettendo in crisi le rispettive democrazie.
Una crisi che ostacola la competitività e la crescita economica, poiché gli elevati costi immobiliari riducono il reddito disponibile, limitando la spesa in settori ad alto valore come la tecnologia e le industrie verdi. I giovani professionisti faticano a permettersi alloggi urbani, il che porta a una carenza di talenti nelle città e a uno stallo nella crescita e innovazione delle imprese. Una crisi che aggrava poi le disuguaglianze regionali, creando divari economici che minano la prosperità europea.
Infine, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico europeo e quindi anche dell’inquinamento. Ma tale situazione di crisi rende più controversi gli obiettivi europei di massicci investimenti per l’efficientamento energetico delle abitazioni, benefico a lungo termine per proprietari e inquilini, volano per la crescita economica e per l’autonomia dalle fonti fossili. Dunque una buona notizia la nomina di un commissario con responsabilità diretta sulla politica degli alloggi, cui si affianca anche l’istituzione di una specifica commissione parlamentare, per garantire il diritto a un alloggio sostenibile per tutti.
Nelle intenzioni programmatiche si prevedono nuove misure: il primo Piano europeo di alloggi a prezzi accessibili per sviluppare una strategia per la costruzione di alloggi e offrire assistenza tecnica alle città e agli Stati membri; una piattaforma di investimento paneuropea per l’edilizia abitativa sostenibile per attirare investimenti pubblici e privati, in collaborazione con la bei; la revisione delle regole in materia di aiuti di Stato, per consentire misure di sostegno all’edilizia abitativa sociale ed efficiente dal punto di vista energetico e un Fondo Sociale per il Clima. Ora non ci resta che attendere la prova dei fatti.
Luca Jahier
NP dicembre 2024