Buona Pasqua
Pubblicato il 19-08-2025
L’icona della discesa agli inferi è l’icona del Sabato Santo perché rappresenta la discesa del Cristo nello sheol, il luogo dei morti. «Ma – come dichiara anche il Catechismo della Chiesa Cattolica – Egli, a differenza di tutti gli altri morti, vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri. (cfr 1Pt 3,18-19)». Al centro dell’immagine vi è infatti Cristo, vivo, che scende (come indica il drappo scosso verso l’alto dal vento dello Spirito) come un vincitore, vestito della luce divina e irradiante luce, e circondato della gloria celeste, raffigurata dalla sfera di azzurri (i cieli dei cieli) abitata dagli angeli che sempre accompagnano Gesù. Egli scende, tra le rocce che si aprono intorno a lui, come il Signore della Vita, e con delicatezza posa i piedi sulle porte degli Inferi, che non resistendo alla potenza vitale del suo amore, si scardinano e aprendosi lo lasciano entrare. Spesse volte nel nero degli inferi sono raffigurati demoni oppure come qui strumenti di tortura abbandonati o catene spezzate.
Gesù, “impugnando” la croce come segno della sua vittoria, si china dolcemente verso Adamo, e lo sollevaprendendolo per la mano e, dal lato opposto, anche Eva, in ginocchio, viene salvata. Così viene indicato che con Adamo vengono salvati tutti gli uomini giusti venuti prima di Cristo, che hanno atteso con fede la sua venuta. Infatti ai lati sono raffigurati Davide e Salomone (in abiti regali), Giovanni il Battista, a destra Mosè con le tavole della legge e intorno altri profeti e giusti, tutti estremamente stupiti e meravigliati della sua presenza gloriosa. Come dice l’insegnamento della Chiesa: «Sono le anime dei giusti morti in attesa del Cristo, a essere liberate da Gesù disceso all'inferno».
La discesa agli inferi è l’ultima fase della missione di Gesù, il suo abbassamento estremo, l’ultimo grado della sua umiliazione per arrivare nel “luogo” più basso, prima della risurrezione, e “portarsi via” quelle anime verso la gloria della vita eterna. Questa icona è quindi un’immagine di liberazione, in cui il Signore Gesù ha «potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Ap 1,18), e che con la sua risurrezione ha ridotto «all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo» (Eb 2,14). Questa icona ci dice che la risurrezione di Gesù è un evento che ci ha aperto le porte del Cielo, e ci dimostra che in Lui non dobbiamo temere più niente, che lo schifo e il male in lui sono già vinti. E che la sua potenza è alla nostra portata, perché è lui che viene da noi, là dove siamo, e, se vogliamo, ci salva.
Ma ci vuole un po’ di silenzio, di tempo, ci vuole la decisione di fermarsi un momento e ascoltare la nostra interiorità, ascoltare il nostro cuore, ascoltare per capire dove siamo. Se siamo già in Lui, già nella libertà e nella comunione o se ci sono in noi ancora dei “mostri infernali” che ci tengono prigionieri, incapaci di respirare, incapaci di amare, incapaci di commuoverci, di vedere le persone che abbiamo intorno, i piccoli che hanno bisogno di affetto, di purezza e di buon esempio… Ci vuole un tempo per ascoltarsi e fare verità, e nella verità troveremo che il Signore è già alla porta del nostro cuore, è già pronto a bussare…
NP Aprile 2025
Chiara Dal Corso




