Betsabea

Pubblicato il 24-01-2021

di Anna Maria Del Prete

Abbiamo incontrato due donne che hanno in qualche modo influenzato la vita di Davide. Oggi vi presento Betsabea che lo ha spinto al grave peccato dell’omicidio. Se Abigail incarna la saggezza, la storia di Betsabea si svolge sotto il segno della passione.
«Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia… vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto». Così viene introdotta la storia di Davide e Betsabea, la donna che fece uscire fuori di senno il re eletto da Dio come pastore del suo popolo, Israele. L’autore con una certa tristezza racconta come il re abbandona ogni considerazione di lealtà, onestà e buon senso, deciso ad avere quella donna. Egli usa il suo potere di re, dimenticando di essere stato scelto da Dio come strumento di giustizia.

La passione che sconvolge Davide sembra non aver toccato Betsabea che, con semplicità e senza commenti, risponde all’appello del re che l’aveva mandata a chiamare e segue il suo messaggero, venuto a prelevarla. Il racconto è scarno ed essenziale: «Ella andò da lui ed egli giacque con lei. Poi tornò a casa». Quando si accorge di aspettare un figlio lo «mandò ad annunciare a Davide». Non va personalmente, ma affida il segreto a un messaggero. Poche parole tratteggiano il comportamento di questa donna che certamente doveva essere spaventata, era sola ad affrontare la propria paura e la vergogna. «Sono incinta»: un grido di allarme, una richiesta di aiuto al re. Il tradimento si fa palese, occorre sbarazzarsi di quel bambino, facendolo apparire figlio di Uria, il marito della donna, che il re invita con ripetute proposte a giacere con essa. Ma con una serie di motivazioni dettate dall’onestà, Uria rifiuta. A Davide non resta altra scelta che farlo morire. Il re di Israele benedetto dal Signore cui è stata promessa una discendenza regale, l’unto del Signore, diventa un assassino.
Ma «la cosa che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore» un male che ha in sé la morte. Infatti il figlio che nascerà morirà. Non sappiamo niente dell’impatto di questa tragedia nel cuore di Betsabea mentre sappiamo che questa sofferenza, letta con l’aiuto del profeta Natan, guida Davide sul difficile cammino della presa di coscienza del male compiuto che sfocia nell’incontro con il Dio della misericordia che lo perdona, dandogli un altro figlio: Salomone, nome che porta in sé la promessa di pace (Shalom).

È il segno definitivo del perdono di Dio, ratificato anche con l’aggiunta di un altro nome: Iedidià, amato dal Signore. A lui è affidato l’inizio di una catena di generazioni che condurrà al Messia, quel Figlio di Davide che salverà il mondo. Betsabea, finora apparsa taciturna nella storia di amore vissuta con Davide, riappare accanto a lui «molto vecchio» (1Re 1,15-31) trasformata in donna di ferro, impegnata a gestire la successione al trono del figlio Salomone, usurpato da Adonia, suo fratellastro. Concludiamo con una frase di Victor Hugo: «Ogni uomo nella sua notte se ne va verso la sua luce».


Anna Maria del Prete
NP novembre 2020

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