Beato Stefan

Pubblicato il 30-12-2021

di Renzo Agasso

È beato dal 12 settembre, Stefan cardinale Wyszynski (1901-1981). Ha guidato la Chiesa polacca per 33 anni, dal 1948 alla morte, come arcivescovo di Gniezno e Varsavia e primate di Polonia. Nel 1978, alla morte di papa Luciani, ha accompagnato a Roma colui che doveva succedergli, l'arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla: lui stesso lo convincerà ad accettare l'elezione. E Giovanni Paolo II dirà, inaugurando il ministero petrino: «Sulla sede di Pietro non ci sarebbe questo Papa polacco, che oggi pieno di timore di Dio, ma anche di fiducia, inizia il nuovo pontificato, se non ci fosse stata la tua fede, che non si è piegata davanti alla prigione e alla sofferenza, la tua eroica speranza, il tuo fidarti fino in fondo della Madre della Chiesa».

È rimasto memorabile l'abbraccio tra i due: quando Wyszynski rende omaggio al nuovo pastore della Chiesa universale, tentando di inginocchiarsi, questi si alza e lo stringe a sé, con gratitudine, affetto, devozione.
Il primate muore pochi giorni dopo l'attentato al papa del 13 maggio '81.
Giovanni Paolo lo chiama al telefono, dal Gemelli, e lui domanda e ottiene l'ultima benedizione.

«Dio unì queste due persone non solo mediante la stessa fede, speranza e amore, ma anche mediante le stesse vicende umane, che hanno collegato l'una e l'altra così fortemente alla storia di questo popolo e della Chiesa che vive in esso». Lo dirà, anni dopo, papa Benedetto XVI, in visita in Polonia.
Wyszynski è stato più di un cardinale.

Per decenni ha rappresentato l'anima della Polonia cattolica, semper fidelis. Provata, ma non schiacciata, nel secolo ventesimo, dalle due massime dittature di ogni tempo, prima la nazista, poi la comunista. Il primate sarà il simbolo della resistenza all'una e all'altra, prima da giovane prete, quindi da vescovo e cardinale. Dal 1953 al '56 il potere comunista lo arresta e rinchiude in prigione. Perché non può sopportare quella voce, libera e potente, che conforta, anima, protegge il suo popolo, tiene viva la fede e combatte la battaglia della libertà. Dio e la Madonna Nera di Jasna Gora, a Czestochowa, gli unici conforti nella prigionia.

Lo liberano, per non farne un martire. Ma lui lo è già, e guiderà la Chiesa polacca fino alla vittoria di Solidarnosc, potendo vedere i primi segni di liberazione e di sconfitta del regime comunista. E accompagnando il discepolo sul trono di Pietro.
Ora sono lassù, Karol e Stefan.
Nell'abbraccio infinito dei santi.


Renzo Agasso
NP ottobre 2021

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