Attesa

Pubblicato il 05-09-2022

di Stefano Caredda

La guerra è un macigno sulle procedure di adozione in Ucraina, ma anche in Russia e Bielorussia

La guerra in Ucraina non risparmia le adozioni internazionali: nella complicata situazione innescatasi dopo l’attacco militare della Russia, la condizione dei bambini in attesa di essere adottati e delle coppie italiane in procinto di accoglierli si è fatta notevolmente complicata. Ansia, pericoli, timori per la stessa vita dei piccoli, accompagnano da ormai molte settimane l’esistenza di famiglie che speravano di veder finalmente concretizzato il percorso adottivo intrapreso da tempo. Una situazione che, pur nelle specifiche differenze, riguarda gli iter adottivi che erano stati avviati non solo con l’Ucraina, ma anche con la Federazione russa e la Bielorussia, tutti Paesi che storicamente hanno visto un gran numero di adozioni di bambini e ragazzi presso famiglie in Italia.

Al momento dello scoppio della guerra, nel febbraio scorso, erano 23 i minori ucraini già abbinati a coppie italiane ma non ancora giunti sul nostro territorio. Nove di questi, nelle prime settimane di guerra, hanno abbandonato il Paese per essere ospitati – come molti altri loro coetanei – in Polonia, accolti in strutture di accoglienza. Gli altri 14, seguiti dagli enti autorizzati che operano sul territorio ucraino, sono rimasti nel Paese, mantenendo dove possibile un costante contatto con i futuri genitori adottivi.

A mediare e monitorare la situazione c’è il lavoro dei funzionari della CAI (Commissione per le adozioni internazionali), l’ente governativo italiano presieduto dalla ministra della famiglia, Elena Bonetti, che si occupa appunto di seguire gli iter autorizzativi per le adozioni e che in questi mesi ha agito in stretto raccordo anche con il ministero degli esteri. L’evoluzione del conflitto è imprevedibile ma, oltre a quello di proteggere i minori coinvolti, l’obiettivo dichiarato è quello di non interrompere le procedure già avviate, proseguendo le attività perché giungano a conclusione. Non sono invece stati avviati nuovi iter, anche perché l’istituzione che in Ucraina segue le procedure ha sospeso le attività. Il numero dei bambini provenienti dall'Ucraina si è attestato negli ultimi anni stabilmente poco sotto le 40 unità.

Meno complessa, ma non senza preoccupazioni, è la situazione delle procedure di adozione internazionale dei bambini provenienti da Russia e Bielorussia: al momento le sanzioni e le restrizioni imposte ai due Paesi non hanno direttamente riguardato i percorsi adottivi, ma la sospensione dei voli, il blocco dei circuiti bancari e in generale il deteriorarsi dei rapporti diplomatici costituiscono ostacoli rilevanti che acuiscono una situazione già resa complicata dalla pandemia.

Già prima della guerra in Ucraina il numero di arrivi dalla Russia era vistosamente crollato (oltre 200 adozioni cinque anni fa, appena una trentina nel 2020), e con la Bielorussia si era addirittura azzerato dopo la rielezione del presidente Lukashenko per l’inasprirsi dei rapporti fra il governo di Minsk e l’Unione europea. Ora, a complicare le cose, è arrivato anche il conflitto armato. Un’altra amara conseguenza della guerra.

Stefano Caredda

NP Maggio 2022

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok