Archivio
Pubblicato il 19-11-2024
Quando si pensa a un archivio, generalmente si pensano a cose spiacevoli. Polvere, muri di faldoni muti. Disorganizzazione cronica, in quello di casa, con relativo senso di oppressione al ricordo che bisogna metterci mano per sistemarlo un po’. Per non parlare degli spazi dell’informatica! Mucchi di documenti invisibilmente affastellati in PC, telefoni e dispositivi simili.
Persone singole, famiglie e organizzazioni grandi o piccole, anche senza averne consapevolezza, gli archivi li producono. Molte volte alla rinfusa, quindi scarsissimamente utilizzabili: è normale in fondo perché organizzare gli archivi è un vero lavoro.
Esiste una scienza che si occupa di pensare agli archivi: come farli crescere al meglio, come conservarli, come farli funzionare in modo da essere utili. Noi produciamo, riceviamo, scambiamo documenti, dati, informazioni. E loro si infilano nei progetti, nelle scelte, nei ricordi, a tutti i livelli sociali. L’archivio è come la ricaduta di tutto questo, che si deposita.
Ci sono ampie praterie da esplorare per chi è interessato a scoprire storie e raccontarle. Ci sono fotografie e attestati che sognano di essere tirati fuori al momento giusto.
Ci sono bravi professionisti che riescono a rintracciare le trame di organizzazioni criminali, passando ore e ore a setacciare gli archivi disponibili. Meglio, molto meglio se questi sono stati ben progettati e tenuti aggiornati.
Fabio Arduini
NP agosto / settembre 2024