Aquiloni del deserto

Pubblicato il 19-08-2022

di Agnese Picco

Un team di archeologi giordani e francesi ha scoperto una serie di trappole per la caccia intensiva, chiamate “aquiloni del deserto” sulle Khashabiyeh Mountain in Giordania. Le strutture risalgono a 9.000 anni fa e sono associate a una zona con carattere rituale.
Gli “aquiloni del deserto”, trappole per la caccia intensiva di branchi di gazzelle o cervi, sono muretti in pietra convergenti a imbuto verso uno stretto passaggio, al di là del quale si trova un recinto.
I branchi di animali venivano convogliati dai cacciatori nella zona recintata e poi macellati.

Trappole di questo tipo erano già note nella regione, ma recenti scavi del South Eastern Badia Archaeological project hanno potuto retrodatare di 3.000 anni queste strutture, assegnandole al Neolitico. Oltre al perfetto stato di conservazione e alla cronologia, quello che rende importante questo sito è anche la scoperta nella stessa area sia dell'accampamento nel quale erano stanziati i cacciatori, sia di un luogo di culto dedicato. Nel sito abitativo gli archeologi hanno rinvenuto manufatti ricchi e variegati, con una specifica industria litica che ha portato alla definizione di un’entità culturale specifica, chiamata Ghassaniana. Nel santuario gli archeologi hanno rinvenuto due pietre erette, scolpite con visi umani e un complesso deposito di materiali, sistemati con un preciso intento rituale.

Si tratta di 150 fossili marini, posizionati verticalmente secondo schemi precisi, varie pietre con disegni naturali inusuali, sculture di animali e strumenti in selce.
Il panorama complessivo delle ricerche fa pensare alla cultura Ghassaniana come cacciatori specializzati nella caccia intensiva di gazzelle e cervi tramite trappole realizzate per lo scopo, testimoniando la capacità di organizzare complesse attività collettive. Gli archeologi pensano che, poiché le prede cacciate con questo metodo andavano oltre al fabbisogno alimentare del gruppo, esse servissero anche per essere commerciate con le regioni limitrofe. Inoltre la presenza del santuario, che riprende in piccolo la struttura degli “aquiloni del deserto”, testimonia l’importanza anche rituale di questa attività.


Agnese Picco
NP aprile 2022

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