Annus horribilis
Pubblicato il 16-08-2023
Più del 50% secondo alcuni, 2 su 3 secondo altri, 4 su 5 secondo gli ultimi dati… tutti i sondaggi convergono in una direzione abbastanza delineata ed eloquente; sempre più italiani sono ormai decisamente contrari a nuovi invii di armi per sostenere l’Ucraina.
È un sentire comune che ha iniziato a prendere le distanze dall’appartenenza politica e dalle linee di partito, un rifiuto sempre più convinto della logica della guerra e ancor più dell’idea di guerra giusta, una presa di distanza sempre più marcata e convinta dagli ordini che da oltre oceano piovono sugli alleati europei senza se e senza ma. Il guinzaglio americano sull’Europa non è mai stato molto lento ma, nell’ultimo anno, si è rivelato decisamente stretto, per certi versi quasi soffocante fino al punto di dar voce a un antiamericanismo sempre più convinto e diffuso. L’evidente bavaglio televisivo a tutto ciò che non rispecchia la linea del governo mira a diffondere un’immagine di un’Italia unita sul fronte anti russo e filo americano, compatta e allineata alle decisioni che vengono prese dalla maggioranza e ciecamente fedele alle direttive della Nato; ma è sempre più palese che questo castello di certezze scricchiola da più parti.
Tacitare i malumori e zittire le posizioni critiche sull’appoggio esterno al conflitto al grido di “putiniani” è prassi quotidiana di giornali e testate televisive che, totalmente appiattite sulla linea di governo, hanno di fatto abolito il contradditorio e l’opinione “diversa” che sono peraltro espressione e anima della democrazia. Nel frattempo, nel teatro di guerra, le armi di “difesa” si sono trasformate in armi di “attacco” garantendo di fatto la continuità del conflitto che, ormai è evidente, arricchisce a dismisura l’America e rende floride le economie militari dei Paesi europei. Nonostante l’impennata dei prezzi del gas, l’embargo russo e la paura sulle certezze future, l’Italia nell’ annus horribilis ha continuato a crescere; dopo un debole primo trimestre del 2022 (+ 0,1% sul trimestre precedente), la crescita del Pil nel secondo trimestre è stata spettacolare (+1,1%), forte anche quella del terzo (+ 0,5%), in minima flessione (- 0,1%) il quarto, facendo nascere un certo sospetto che l’industria delle armi faccia gran bene anche alla salute del nostro Paese.
Peraltro prima il governo Draghi e ora quello Meloni, non hanno mai fornito la precisa entità e tipologia delle nostre forniture di armamenti all’Ucraina e questa reticenza a rivelare i dati al Parlamento è anch’essa di fatto una prova di mancata democrazia. Dopo più di un anno di conflitto, migliaia di morti e sistematica distruzione del territorio, non esiste di fatto nessun piano di pace, nessuna intenzione concreta di cessare le ostilità da entrambe le parti, ma si moltiplicano in America e in Europa i tavoli per pianificare e dare inizio alla ricostruzione del Paese… i miliardi spesi in armi per sostenere l’Ucraina torneranno in cassa moltiplicati per 10 con buona pace di tutti.
Michelangelo Dotta
NP maggio 2023