Angeli in trasferta

Pubblicato il 23-06-2025

di Renzo Agasso

Si chiama Gaya Spolverato, e ai più il nome non dirà nulla. Ma è tra quelle che tengono in piedi il traballante sistema sanitario nazionale. Non la sola, ma tra le più significative, per ciò che fa e per come lo fa: sorridendo. Giornalisti in cerca di polemiche le chiedono del disastro sanità, lei risponde: ho fiducia.

La più giovane primaria di chirurgia d’Italia opera a Padova. Chirurgia oncologica. Soprattutto tumori gastrointestinali, anche rari. Inoperabili, spesso. Vasti, devastanti, complicati. Sfide al limite dell’impossibile Questa giovane donna – quarant’anni – ha già eseguito con successo oltre tremila interventi. Arrivano malati da tutta Italia, vogliono lei. «Affronto anche i casi limite, cerco di trovare una possibilità per chi ha malattie avanzate. Le sfide non mi spaventano», ha detto al Corriere della Sera. Che la definisce la “chirurga dei record”.

Lei ammette: in sala operatoria la paura c’è sempre, e guai se non fosse così. Donna realistica, ma positiva, concreta e concentrata. Mai una polemica. Certo, la sanità malata, le code, i Pronto Soccorso allo stremo, i sanitari insultati e picchiati da gente esasperata (sbiadito il ricordo degli “angeli del Covid” di appena cinque anni fa).

Ma Gaya Spolverato ha vite da salvare: «La mia caratteristica è affrontare i casi limiti senza mai darmi per vinta. Ho la capacità di eseguire interventi gastrointestinali complessi, anche su tumori molto avanzati considerati non operabili. Sono in un gruppo nazionale che si occupa di pelvi e arrivano da noi pazienti da tutta Italia, definiti senza speranza. Con il mio team, molto unito e di eccellenza, affronto continuamente casi impossibili. Dare un’opportunità a chi sembra senza speranza, prolungare una vita, questi i miei obiettivi».

Per diventare ciò che oggi è, è stata a lungo all’estero. Non come cervello in fuga, però. È tornata, perché – racconta – «volevo portare il cambiamento a Padova, nella mia città. Mi sono data dieci anni per riuscire a farlo. Resterò in Italia fino a quando continuerò a portare cambiamento, anche se dall’estero ho varie offerte di lavoro».

Fuori dalla sala operatoria insegna, partecipa ai congressi, scrive su riviste specializzate, guida un’associazione di donne medico, è sposata con un architetto e ha due figli. «È una vita di sacrificio», ammette, e sorride. Forse certi medici sono davvero angeli in trasferta sulla terra.


Renzo Agasso
NP marzo 2025

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