Amore e verità

Pubblicato il 04-02-2023

di Renato Bonomo

In una lettera del 2 marzo 1930 a Lord Irwing, viceré britannico dell’India, Mohandas Gandhi preannunciava l’inizio della campagna di disobbedienza civile che avrebbe portato alla famosa Marcia del Sale di qualche settimana dopo.

Oltre 400 km da Ahmedabad a Dandi nella costa nord-occidentale del Paese, per raggiungere l’oceano e manifestare simbolicamente contro il monopolio inglese del sale. Monopolio che risultava particolarmente odioso per la popolazione, costretta a comprare un bene primario a prezzi decisamente troppo alti quando invece potuto procurarselo in autonomia.
La marcia di Gandhi fu un risoluto esempio di non violenza che non si piegò neanche di fronte alla repressione operata dalla polizia inglese. Proprio nella missiva, Gandhi spiegava le ragioni e la forza della non violenza: «E si fa sempre più profonda in me la convinzione che soltanto l’assoluta non-violenza può costituire un antidoto valido alla violenza organizzata del governo inglese. Molti pensano che la non-violenza non sia una forza attiva. La mia esperienza, per quanto limitata possa essere, mi ha invece dimostrato che la non-violenza può essere una forza intensamente attiva. È mia intenzione dirigere questa forza tanto contro la violenza organizzata del dominio inglese quanto contro la violenza disorganizzata dal partito della violenza in rapida ascesa. Rimanere ancora passivi significherebbe dare libero corso a entrambe queste forze. Avendo una cieca e incrollabile fede nell’efficacia della non-violenza come io ho, sarebbe colpevole da parte mia attendere ancora».

Gandhi appare pienamente consapevole non solo delle difficoltà immediate, ma anche delle possibilità future: «So che portando avanti un'azione non violenta io correrò un rischio che potrebbe essere giustamente definito folle. Ma le vittorie della verità non sono mai state ottenute senza correre rischi, e spesso sono state ottenute soltanto grazie alla capacità di correre i rischi più gravi. La conversione di una nazione che consciamente o inconsciamente vive alle spalle di un'altra nazione molto più popolosa, molto più antica e non meno civile di essa è una cosa che merita che si corrano rischi. Ho deliberatamente usato la parola conversione.
La mia ambizione, infatti, è esattamente quella di convertire il popolo inglese attraverso la non-violenza, e di far sì che esso comprenda il male che ha fatto all'India. Non intendo arrecar danno al vostro popolo.
Voglio servirlo né più né meno come voglio servire il mio. […] Se nutro per il vostro popolo lo stesso amore che nutro per il mio, questo amore non potrà rimanere a lungo disconosciuto. […] Se il popolo si unirà a me, come credo che farà, le sofferenze che esso affronterà, se l'Inghilterra non muterà al più presto il suo atteggiamento, saranno capaci di toccare i cuori più duri».

Convertire i cuori più duri attraverso atteggiamenti decisi, miti, costanti è la grande lezione che ci lascia Gandhi, insieme alla convinzione che ogni conversione – di un cuore solo come di milioni di cuori – dipende sempre dall’amore che siamo capaci di mettere in campo.
 

Renato Bonomo
NP novembre 2022

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