Aiutati che il ciel ti aiuta

Pubblicato il 02-11-2018

di Rinaldo Canalis

Di Rinaldo Canalis - Aprile 2018, arriva in Arsenale Bob, un nigeriano, che chiede di parlare con Rinaldo. Si siede e sorride, ha un volto amichevole ma sofferente. È venuto a nome della comunità di anglicani, cinque famiglie, di cui è presidente. Si riuniscono nella chiesa di san Gioacchino, nel popolare quartiere di Porta Palazzo, grazie alla disponibilità del parroco don Andrea. Si conoscono da tempo e hanno concordato con lui gli orari in cui possono celebrare le loro funzioni. È lui che lo ha mandato.

Ogni domenica si ritrovano alle 10: i primi trenta minuti sono dedicati allo studio della Bibbia, poi comincia la funzione che dura fino alle 13. Il rito prevede molti canti in inglese. Purtroppo non hanno un celebrante tutto per loro. Per ora sono supportati da un coordinatore nigeriano che sta ancora studiando per diventare pastore. Di tanto in tanto sono raggiunti da un pastore che segue anche altre comunità anglicane a Roma e a Padova. Nella comunità, in tutto una ventina di persone, si è creato un bel legame e spesso dopo la messa pranzano insieme, mentre i bambini si divertono a giocare. È l’ecumenismo di san Giak come lo si definisce nel gergo di san Gioacchino. Qualcosa di base che ha a che fare col volersi bene. Soprattutto quando si condivide lo stesso nome di “cristiani”, consapevoli che il comune amico e maestro che ci vuole uniti ha dato la vita su una croce. Bob è in difficoltà. Le famiglie della comunità anglicana, compresa la sua, hanno problemi economici legati alla disoccupazione. Lui stesso è rimasto senza lavoro, dopo aver svolto per molti anni l’attività di grafico. È in Italia dal 2006, ha quattro figli maschi – 17, 14, 12 e 6 anni – e all’età di 55 anni fatica a trovare un nuovo lavoro. Inizialmente chiede la disponibilità per sé e per i membri della sua comunità di usufruire di borse cibo mensili, ma il suo desiderio principale è poter provvedere autonomamente al sostegno della famiglia.

 La sua mano tesa trova un appiglio a cui ancorarsi per recuperare un po’ di speranza nel futuro: lui e i suoi amici vengono invitati al VillaggioGlobale di Cumiana, dove vedono come si fa agricoltura, riparazione di piccoli elettrodomestici, installazione di pannelli solari.

Il fatto che non dispongano di mezzi con cui spostarsi non rappresenta un problema: il sabato pomeriggio avranno un passaggio da chi si reca abitualmente a Cumiana per fare volontariato al VillaggioGlobale. Questo però non basta. Basta più o meno a capire la buona volontà di una persona. Bisogna fare di più. In primavera si offre la possibilità di partecipare a due corsi che in quattro lezioni cadauno insegnano le prime nozioni per diventare riparatori di elettrodomestici o agricoltori. Un assaggio delle potenzialità che il Sermig è riuscito ad attivare grazie alla collaborazione di un volontariato “docente” molto attivo. In particolare, con corsi di apicoltura e orticoltura si cerca di creare una mentalità di non rassegnazione, di possibile cambiamento e di nuovi lavori.

Bob è disponibile a mettersi in gioco, anche se non ha esperienza in quei settori. Si iscrive al corso di riparazione e lo segue con diligenza ed entusiasmo. Nel frattempo, si apprende che può avere accesso ad una borsa lavoro di sei mesi grazie alla Fondazione Operti, un ente molto impegnato su questo fronte nel torinese. Occorre però aiutarlo a trovare un datore di lavoro disponibile ad assumerlo. Intuisce che può andare oltre. Al corso viene a conoscenza del progetto Rigeneration, “inventato” dal Sermig in collaborazione con il ramo d’impresa di Astelav (Vinovo-TO) che rigenerando elettrodomestici dismessi ancora riparabili genera posti di lavoro. Sermig e Astelav, ognuno con la propria “mission”, sono orientati a far fruttare le reciproche peculiarità nel fare bene il bene. Ci telefona Riccardo, uno dei titolari dell’azienda. Dopo qualche cavillo di burocratese italico, Bob può finalmente tornare al lavoro. Per un tempo, certamente, ma sperare è obbligatorio in questa storia. Un incontro nella stanza della Re.Te. all’Arsenale della Pace ha dato il via ad un processo ecumenico dai risvolti ancora tutti da sognare, insieme.

Rinaldo Canalis
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