Addio mondo crudele

Pubblicato il 20-02-2021

di Carlo Degiacomi

Nel 2020, anno del Covid-19, la pandemia ha diminuito l'inquinamento, ma non l'effetto serra. Alcuni dati significativi: in molte parti del mondo il Covid-19 ha ridotto la circolazione delle auto del 50%, degli aerei dell’80%, le attività industriali del 35%. Un blocco imprevedibile delle emissioni in- quinanti con il lockdown diffuso, ma senza ottenere un altrettanto rilevante effetto sulle concentrazioni di CO2 in atmosfera.

 

La CO2 e il metano rimangono per decenni nell’atmosfera. I lockdown si calcola grossolanamente che abbiano ridotto le emissioni del 17% rispetto al 2019, ma su scala annua nel 2019 potrebbe essere fissata a 4/7%. Le emissioni (a parte l’Europa) sono a livello record e continuano ad aumentare a livello mondiale: le stazioni di rilevamento segnalano valori a 410 punti per milione (ppm), durante la prima metà del 2020, aumentando i livelli del 2019.

Quali sono le evidenze mondiali che si possono mettere a fuoco (vicino e lontano da noi) degli effetti dei cambiamenti climatici che sono stati più visibili in questi mesi? Mettiamole in fila: temperature, livello degli oceani, i ghiacciai della Groenlandia, l’Antartide e l’Artico, il permafrost al Nord.

In Italia il clima è già cambiato. È in corso un aumento delle temperature giornaliere e delle frequenze delle ondate di calore (triplicati negli ultimi 50 anni). Nel 2019 la temperatura media è cresciuta di 1,18 °C rispetto al periodo 1961/90; +1,56 °C nel 2020. Bisogna guardare a periodi di tempi lunghi. La conseguenza su tutto il territorio è una forte diminuzione del numero di giorni poco piovosi, un forte aumento della frequenza dei giorni con precipitazioni intense in alcune regioni dell’Italia settentrionale. Nel nord est e sud c’è una tendenza articolata verso periodi di siccità di più lunga durata. L’Italia è il 26esimo Paese più colpito nel mondo da eventi estremi (allagamenti di grossa intensità, danni alle infrastrutture, esondazioni fluviali, frane rovinose da pioggia intensa...).

 

L’aumento del livello degli oceani tra il 1992 e il 2018 (ultimi dati) è di quasi 17,8 millimetri. Per circa il 60% la causa è lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia; il 40% a quelli dell’Antartide. Dal 1985 i principali ghiacciai si sono ritirati di 3 km, dal 2000 in poi si perdono 450 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, con il record del 2019 di 586 miliardi, che stanno scivolando sempre più rapidi verso il mare. Il permafrost (il suolo che rimane permanentemente a meno 0 °C o sotto anche fino a 800 metri nel sottosuolo; corrispondente a circa 1/5 delle terre emerse) a fronte di un aumento di temperatura del +3 °C, si sta sciogliendo, 70 anni prima di quanto previsto, in alcune zone. Ad esempio, in Canada, dove lo scioglimento corrisponde a sprofondamento del terreno e alla creazione di laghetti, pozze d’acqua, pantani che emettono grandi quantità di CO2 in atmosfera (20 volte superiore al terreno gelato). Due le novità che potrebbero cambiare il quadro globale: il Green Deal europeo e il programma del nuovo presidente degli Stati Uniti. In Europa Green Deal è un insieme di azioni progettate dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità delle emissioni CO2 nel 2050. In Usa il nuovo presidente Biden dichiara il rientro negli accordi di Parigi, contenuti verdi agli stimoli economici, incentivi per le energie rinnovabili, ricerca e sviluppo tecnologie verdi, decarbonizzazione dell’energia entro il 2035, riduzione emissioni veicoli e linee aeree. Papa Francesco ha detto che da una crisi non si esce uguali: si esce migliori o peggiori. A noi la scelta in questo momento.

 

Carlo Degiacomi

NP dicembre 2020

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