A servizio della vita
Pubblicato il 02-02-2021
«Vi interessa solo che nascano, poi una volta venuti al mondo ve ne disinteressate». Nel cinico mondo di quanti hanno l’abitudine di fare le pulci al volontariato e all’associazionismo, questa è una delle “perle” più gettonate. Viene rivolta solo ed esclusivamente a quelle realtà catalogate universalmente come “pro life”, “per la vita”, anche se i detrattori preferiscono termini come “anti-abortisti” (con accezione negativa, s’intende), frequentemente accompagnati da riferimenti all’integralismo e al fanatismo, di norma “cattolico”. Ebbene, appunto, uno dei luoghi comuni più agitati contro quanti si impegnano nell’aiuto alla maternità, offrendo un sostegno alle donne che vivono una gravidanza inattesa o difficile e sono tentate dal ricorrere all’aborto, è proprio quello di dipingerli come interessati esclusivamente ad affermare la “sacralità della vita”: una ideologica presa di posizione che non si accompagna ad alcuna reale vicinanza per le donne e che per questo è destinata a sfociare nel disinteresse ove si giunga al momento della nascita. I pregiudizi sono duri a morire, anche quando è evidente il carattere strumentale di certe critiche. Vale per questo la pena di dare un’occhiata al tipo di attività compiuta da quei movimenti, Centri di aiuto alla vita e case di accoglienza che in Italia sono parte della rete del Movimento per la vita italiano (per contattarli in caso di bisogno, numero verde SOS Vita 800.813.000 o chat on line su www.sosvita.it). Sono passati 45 anni dalla nascita del primo Cav (Centro di aiuto alla vita) e in questo tempo sono state 300mila le donne che hanno ricevuto un sostegno. 30mila fra queste lo hanno avuto nel corso del 2019, ultimo anno censito.
Ebbene, la metà di queste erano donne in stato di gravidanza, l’altra metà donne con bambini. Numeri che evidenziano come quella critica non corrisponda al vero e come anzi, tutt’altro, il supporto sia continuo e anche efficace, e non si ferma certo al primo vagito.
I Centri cercano in tutti i modi possibili di aiutare le neo-mamme: non solo con aiuto psicologico e materiale (a partire dalla distribuzione di prodotti per la prima infanzia, notoriamente costosi) ma anche, dove necessario, con offerta di ospitalità e alloggio, e qualcuno perfino con un supporto nella ricerca di lavoro. Compito che, fino a prova contraria, non competerebbe certo a dei semplici volontari. Ogni mamma accolta da un Cav lo può testimoniare, e nessuna, pur fra le difficoltà, si è mai pentita della scelta di aver messo al mondo il proprio figlio. La realtà, molto semplice, è che fin dal primo incontro, in quelle prime settimane di gestazione, ad essere benvoluti (cioè voluti bene, amati) sono stati entrambi, sia la mamma sia il bambino che viveva in lei. E la chiave di volta che in quei frangenti spinge tante donne a rassicurarsi e a proseguire la gravidanza sta proprio in questa alleanza: si vince stando tutti insieme dalla stessa parte, non mettendosi contro qualcuno.
Stefano Caredda
NP dicembre 2020