A testa scalza

Pubblicato il 05-04-2023

di Valentina Turinetto

Lo scorso 17 dicembre è stata celebrata la quarta edizione dell’Alopecia Areata Day, una giornata per sensibilizzare su questa patologia, che rientra nelle “patologie rare”, quindi più faticosamente sostenute dalla ricerca scientifica. In Italia protagonista è stata l’AIPAF (Associazione Italiana Pazienti Alopecia and Friends) che ha coinvolto in questa iniziativa sedici centri ospedalieri italiani.

Con il termine alopecia si intende la scomparsa totale o la diminuzione di capelli e/o peli o la produzione di capelli più fini e più corti. Le cause sono molteplici e la progressione è molto variabile da soggetto a soggetto; tutte le forme sono accomunate da fattori che ostacolano il fisiologico funzionamento del follicolo pilifero, responsabile della crescita del capello o del pelo.

La prima difficoltà legata a questa patologia è individuare quale sia la causa scatenante del sintomo esteriormente evidente. In tutte le forme di alopecia areata, il sistema immunitario attacca i follicoli piliferi sani considerandoli “estranei”, facendoli diventare più piccoli e rallentando o interrompendo del tutto la loro funzione. Nell’esordio e nella progressione della malattia intervengono poi altri fattori, sia ambientali che genetici, tanto che l’alopecia può colpire persone di tutte le età, entrambi i sessi e tutti i gruppi etnici.

Per l’alopecia areata esistono alcuni trattamenti talvolta efficaci, ma ad oggi non esistano delle cure che funzionano per tutti i pazienti: manca quindi una terapia valida per tutte le forme di patologia, comprese quelle più gravi e difficilmente trattabili. Per questo motivo, la ricerca in questo ambito risulta preziosa.

L’aspetto che colpisce in modo più evidente, leggendo le storie delle persone coinvolte in questa patologia, riguarda l’importante impatto che questo evento ha sulla qualità della loro vita. Mi torna in mente una canzone: «Io senza capelli sono una pagina senza quadretti, un profumo senza bottiglia, una porta chiusa senza la maniglia». Quello che i medici e gli scienziati vedono come un ammasso di proteine che si dispongono in modo più o meno ordinato a formare un capello liscio o riccio, sono parte della nostra identità. Si vive una strana solitudine con un’immagine di sé davanti allo specchio molto diversa da quella che si è conosciuta in passato. Per molti questo momento diventa un’occasione per affrontare un percorso di rinascita e di riscoperta, trasformando una situazione di fatica e sofferenza in un’opportunità di forza per sé e per gli altri.


Valentina Turinetto
NP gennaio 2023

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