W la zuppa

Pubblicato il 05-01-2023

di Mauro Tabasso

Da piccolo ero bellissimo. Poi Dio deve avere pensato: «A che gli serve esser così bello, quando già l’ho fatto bravissimo???». Così eccomi qua, bello no, ma neanche scemo. Perciò dopo questa piccola fregatura mi premuro di essere in salute ma non troppo, ricco ma non tanto, fortunato ma non sempre. Non vorrei mai che su nelle alte sfere qualche testa aureolata pensasse che visto che sono così bravo (e so-prattutto modesto) non mi serva anche la salute, l’agiatezza o la fortuna. Meglio mantenere un profilo basso e non dare tanto nell’occhio. Poi di musicisti, cantanti ed artisti che danno nell’occhio ce ne sono già fin troppi.

Alcuni hanno intorno a sé un vero e proprio culto (nell’ambiente c’è più di una faccia da cult, ma è meglio che io guardi la mia, prima che lassù qualcuno pensi che non sono ancora abbastanza brutto…).

Indubbiamente uno dei segreti del vivere felici è accettarsi (non nel senso dell’accetta…). Non credo di piacere a molte persone, ma d’altro canto neanch’io vado pazzo per me, quindi per accettarmi non mi rimane che scoprire i miei talenti e scommetterci sopra.

Il motivo per cui sono diventato musicista è che sono andato per tentativi, per esclusione.

Dopo aver constatato che a scuola non andavo benissimo, nello sport ero del tutto nella norma, con le ragazze ero un’autentica frana (anzi una slavina), ho notato che nella musica ne “avevo” (come si dice) un pelo più degli altri. Quando ne parlavo, la ascoltavo o suonavo, mi accorgevo di avere una piccola marcia in più, andavo forte, sopra la norma.

Se dovevo provare a giocarmi un talento, era quello, considerando che non ne vedevo molti altri. L’ironia, forse? Mia moglie dice di avermi sposato perché la facevo ridere. Non è gran complimento, ma almeno aveva un motivo per interessarsi a me, visto che la musica non le è mai piaciuta tanto, e oggi ne sono stufo anch’io.

È una zuppa che spesso mi sento costretto a riscaldare e allungare, come si fa col brodo. Aggiungo acqua, sale e dado. E quando anche questi ingredienti finiscono? Rifaccio il brodo partendo da zero. Vango pazientemente un pezzetto di terra, metto giù carote, sedano, patate, prezzemolo, cipolle e tutto ciò che serve a un gourmet, metto su l’acqua e aspetto.

Ogni volta che ricomincio da capo imparo qualcosa di nuovo sull’arte del lesso, qualcosa che mi era sfuggito e che non avevo mai notato prima. Musicalmente parlando, quando la zuppa è da rifare, ricomincio esattamente da dove sono partito.

Riprendo in mano i miei strumenti, mi alleno pazientemente, rileggo per la centesima volta i miei manuali di armonia e contrappunto, di orchestrazione, trascrivo melodie e accordi di brani (a volte compli-catissimi) che sento alla radio, così, solo per esercitare l’orecchio.

Vado avanti giorni, settimane, mesi (non sono solo modesto ma anche piuttosto tenace). Finché un giorno la mia bella faccia da cult si illumina e ritrovo qualcosa che avevo perduto non so nemmeno dove, l’aroma del bollito che sapevo di saper cucinare.

Ogni volta è così, la magia si rinnova fino alla “magra”, alla depressione, alla risacca successiva. L’importante è non farsi trascinare mai sott’acqua, ma darsi la possibilità di ricominciare e riprovarci sempre, senza dimenticare che certe zuppe, più le riscaldi e più diventano buone.

Mauro Tabasso

NP Ottobre 2022

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