Vivere, non sopravvivere

Pubblicato il 02-01-2021

di Roberto Lerda

Il 2020 è stato e continua ad essere un anno particolarmente difficile. L’emergenza sanitaria, che ha colpito duramente il mondo nella scorsa primavera, si sta nuovamente intensificando con l’arrivo del freddo, dopo la parziale tregua estiva.

Il 2 giugno scorso (festa della Repubblica), mentre l’Italia era all’inizio della ripartenza dopo il lockdown e ci si preparava a riaprire anche i confini regionali, il Presidente Mattarella aveva nominato Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana 57 persone che si sono distinte nella lotta al virus: medici, infermieri, farmacisti, ricercatori, volontari, persone comuni che, mentre tutto era chiuso, si sono aperte agli altri…

Pochi giorni fa, a distanza di qualche mese, si è svolta la cerimonia ufficiale di premiazione e il Presidente stesso ha spiegato che anche questo lasso temporale ha un significato. «Raffigura l’esigenza che i meriti acquisiti da tante persone in quei mesi drammatici non esauriscano nel ricordo di un giorno, ma permangano, senza rimuovere quanto avvenuto e l’opera di tanti che sono generosamente impegnati».

Questo passaggio difficile della storia del nostro paese e del mondo non si dimenticherà facilmente, ma allo stesso tempo non verrà meno neppure la riconoscenza verso molti operatori sanitari e persone comuni che non si sono risparmiate. Anche nella tragedia più grande esiste un’opportunità per riscoprirsi più umani, senza mettere in stand-by la propria vita.

«È un riconoscimento – ha aggiunto il Presidente – per il senso di comunità, per la coscienza civica, per il senso di responsabilità. Queste onorificenze hanno anche un significato di fiducia del nostro paese. Ci troviamo nuovamente in un momento difficile, che non richiede di avere solo le capacità di fronteggiarlo, ma anche la fiducia nelle possibilità che il nostro paese ha di superarlo».

In questo tempo tanti esprimono la loro opinione, chi con grande preoccupazione chi in modi totalmente opposti, alcuni chiudendosi nel loro piccolo mondo e altri alzando la voce. Personalmente ritengo che due aspetti dovrebbero guidare le nostre azioni: il senso di responsabilità e l’opportunità di riflettere più profondamente sul senso di questa nostra fragile vita. Altrimenti, quando tutto sarà finito, molti saranno sopravvissuti alla pandemia, ma chi avrà vissuto davvero?

 

Roberto Lerda

NP novembre 2020

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