Stanza

Pubblicato il 02-02-2023

di Fabio Arduini

Stanza viene da stare e comunica, a rigore, il rimanere fermi in un posto delimitato. In un certo senso è così: quattro muri, un tetto, il mondo dentro, il mondo fuori. Ma c’è dell’altro, complici una finestra e la porta. In una stanza ci si sta, si riceve qualcosa (ciò per cui la si è organizzata, come il bisogno di riposare o di lavarsi).

E da una stanza si esce per fare altro, Senza che ce ne accorgiamo, le stanze sono quella base a partire dalla quale si costruiscono le relazioni, anche quando tutte queste si svolgessero oltre la loro soglia.

Rispetto alle altre situazioni d’uso della nostra parola, non c’è molta differenza. Per esempio nella poesia e nella musica, la stanza è come la strofa, e come nella stanza di una casa costituisce una delle parti con cui il componimento è stato costruito: ha sì la sua autonomia, ma se sola non è indipendente – con le ovvie, poetiche, geniali eccezioni, proprio come per certi appartamenti. Nell’architettura del paesaggio si usa chiamare stanza uno spazio aperto delimitato su tutti i lati da barriere che, come i muri, impediscono di guardare oltre e quindi slanciano lo sguardo verso il cielo, o verso l’infinito. Quindi slanciano lo sguardo verso il cielo o l’immaginazione.

Fabio Arduini

NP Novembre 2022

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