Sic transit gloria mundi

Pubblicato il 22-06-2021

di Renato Bonomo

Così svanisce la gloria del mondo. Se dovessi indicare un elemento della storia che mi ha sempre affascinato è la capacità del tempo di trasformare la vita dell'uomo. Lo avevano già capito i latini che le imprese umane non sono eterne. Ci sono esempi particolarmente illuminanti. Penso alla straordinaria avventura di Alessandro Magno che nel IV secolo a.C. ha stravolto la geografia del mondo antico, animato dal desiderio di costruire un impero capace di fondere insieme l'elemento persiano e quello greco. Quell'impero si dissolse rapidamente al termine della sua breve vita. Penso all'attuale Turchia che, nei primi secoli della nostra era, è stata una delle culle fondamentali della teologia cristiana con i Padri della Cappadocia e sede dell'impero romano d'Oriente. Dal 1453, l'impero venne definitivamente spazzato via dalla conquista islamica degli ottomani e il cristianesimo ridotto ai minimi termini.

Impressionante è il caso del nazismo. Hitler era convinto di dare origine ad un nuovo regime politico millenario che però durò solo 12 anni. Un sistema politico durato così poco tempo che ha profondamente inciso nella storia mondiale. Sono tanti gli esempi di civiltà solidissime scomparse più o meno rapidamente. Le rovine di Atene, Sparta, Roma e delle città inca ci dovrebbero ricordare che le società umane sono forme storiche determinate e che sono condizionate dal tempo. Una delle caratteristiche fondamentali della nostra natura umana è proprio il tempo: noi siamo tempo, noi siamo nel tempo. La considerazione sulla storicità delle società, quindi della loro mutevolezza, crescita e decadenza, non è solo un elemento romantico ma è un fattore decisivo della nostra comprensione della realtà, spesso trascurato. La nostra società in particolare ha perso la prospettiva temporale, vive in un eterno presente che non ha né radici, né prospettive. Gli uomini, sia nella loro dimensione individuale, sia nella loro dimensione sociale, devono ammettere l'imprevedibilità e la storicità come perimetro essenziale della loro progettualità.

È un atteggiamento che anche i credenti dovrebbero assumere. I cristiani accettano di vivere nel tempo, pienamente consapevoli della sua mutevolezza, come tutti gli uomini. Mantengono però lo sguardo fisso su Gesù che ha aperto uno squarcio di eternità nel divenire del tempo. Lo sapeva bene anche sant'Agostino. Di fronte a tanti intellettuali che nel V secolo erano sconvolti per la caduta dell’impero romano d’Occidente, sant'Agostino aveva capito che il cristianesimo non poteva legarsi in maniera esclusiva ad una determinata forma storica come il potere romano. Il cristianesimo sarebbe sopravvissuto e avrebbe comunque fecondato i nuovi tempi. Allora come oggi non esistono epoche buone o cattive in quanto tali: sono le nostre scelte che determinano la bontà o meno dei tempi. 

 

Renato Bonomo
NP marzo 2021

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