Sfratti in Piemonte

Pubblicato il 18-08-2022

di Gianfranco Cattai

In Italia ci sono 866mila famiglie povere che secondo l’Istat vivono in affitto e che corrispondono al 43% del totale delle famiglie in povertà assoluta. Dopo la pandemia e la ripresa delle esecuzioni degli sfratti sono circa 130-140mila i nuclei che rischiano di rimanere sulla strada: decine di migliaia le esecuzioni immobiliari, i rincari delle utenze domestiche oltre all’incremento dell’inflazione sono un macigno per le famiglie.

Secondo i sindacati Sicet, Sunia, Uniat e Unione Inquilini per il Piemonte si può prevedere che gli sfratti arrivino e probabilmente superino i 5mila casi. Che fare? Sicuramente la creatività è d’obbligo se non ci vuol arrendere al fatto che i comuni procedano nell’emergenza a smembrare le famiglie almeno temporaneamente sistemando i bambini, le mamme e i papà in luoghi diversi. 5mila casi di cui il 96% per morosità incolpevole. Ci deve far pensare.

La considerazione che vorrei formulare – partendo dall’esperienza diretta del Cicsene che ha sistemato negli ultimi 10 anni 2.500 casi di fascia debole in alloggi di proprietari privati in Torino e dintorni – è che procedere a geometrie variabili cercando di affrontare i debiti e dando la possibilità quindi agli inquilini di rimanere nell’alloggio è forse la soluzione più sostenibile. È indubbio che bisogna rispettare il diritto della proprietà: in molti casi si tratta di proprietari pensionati che per arrivare a fine mese contano sull’entrata dell’affitto. Dall’altra mi è stato riferito che spesso lo sfratto è legato all’impossibilità dell’inquilino di pagare le utenze.

Come procedere? Organizzando con i criteri di cui abbiamo parlato la volta scorsa (“passare dalla competizione alla collaborazione. Il nuovo rapporto tra pubblica amministrazione e terzo settore”) per affrontare in modo progressivo, ma con determinazione e tempestività i differenti casi. Ovviamente avendo fissato a monte criteri da seguire. Quindi procedere con creatività e pragmaticità. Sono comunque convinto che la soluzione proposta potrebbe essere la più economica rispetto ad altre soluzioni (come la sistemazione in albergo) e la più confacente rispetto alle dinamiche sociali. Ovviamente, mi pare doveroso ripeterlo, per morosità incolpevoli. Altro discorso è quello delle morosità colpevoli.

Penso che sarebbe un sollievo per i piccoli proprietari che si vedrebbero risarcire almeno una parte delle mensilità non saldate e la prospettiva di entrate per le mensilità future. L’applicazione di una modalità già applicata con il fondo salvasfratti ad ampia scala. Da gestire con un servizio ricco di competenze relazionali e scarno di burocrazia che irrigidisce le modalità.

Gianfranco Cattai
NP Aprile 2022

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