Ripara la mia chiesa

Pubblicato il 14-11-2021

di Rosanna Tabasso

L'imprevisto quando arriva arriva, non chiede permesso, non aspetta il momento giusto, non guarda se è piena estate, se è tempo di vacanze. Arriva e per noi che siamo abituati a programmare ogni cosa è un bel disturbo. Se possiamo lo evitiamo, se riusciamo lo spostiamo e se è qualcosa di inevitabile, ci tormentiamo, ci arrabbiamo, ci ribelliamo. Pensiamo sempre di poter decidere di ogni cosa che riguarda la nostra vita come se i nostri piani fossero sempre sacrosanti. Opporci agli eventi, a ciò che non possiamo controllare, a ciò che non conosciamo e di cui abbiamo paura ci rende comunque inquieti, mentre l'esperienza ci insegna che cercare una chiave di lettura nuova, conoscere l'inatteso, accogliere ciò che non era nei nostri piani è la strada migliore per affrontare le sfide di una vita che non possiamo avere la pretesa di conoscere interamente.

Nella vita dell'Arsenale e della Fraternità l'abbiamo capito presto e dopo le prime resistenze ci siamo resi conto, che imparare ad accogliere l'imprevisto era la chiave per crescere. A partire dagli anni ottanta dalla lettera di Claudio Carbone (detenuto politico che insieme ai suoi compagni cercava il dialogo con una piccola comunità cattolica appena insediata all'Arsenale della Pace per uscire dall'isolamento del dopo terrorismo) al dito puntato e alla domanda scomoda di un giovane immigrato: «Tu stanotte dove dormi?», è stato un susseguirsi di eventi imprevisti, che non abbiamo cercato ma che ci sono venuti incontro, ci hanno costretti a interrompere i nostri programmi, ci hanno scomodato, ci hanno scossi. Ma ogni volta, a posteriori, rileggendo la nostra storia ci siano accorti che ognuno di quei momenti ha contribuito a darci una forma, ci ha rivelato tratti importanti della strada da percorrere, ci ha fatto conoscere dove lo Spirito voleva portarci. Come può parlarci Dio se non così? Mettendoci di fronte qualcosa che non conosciamo a poco a poco entriamo in una conoscenza sempre più vasta della verità, di Dio, del suo regno.

Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie (Lam 3,22) e dopo tante manifestazioni del Signore negli imprevisti della nostra vita, in questi mesi estivi torniamo a sentirci visitati da Dio in modo inaspettato. Nell'anno di isolamento per la pandemia ci siamo sentiti spinti a tenere viva la speranza attraverso incontri, momenti di preghiera, confronti in streaming, attraverso l'utilizzo di ogni canale social; a maggio ci siamo sentiti di poter di nuovo uscire, come Noè dall'arca dopo il diluvio e ci siamo messi a seguito del Giro d'Italia, dal nord al sud, per incontrare la gente, i giovani, gli amici e ancora una volta tirar fuori speranza dal dolore vissuto.
Ora, a inizio estate, sentiamo ancora bussare alla nostra porta. Questa volta l'imprevisto ci pare arrivare dalla Chiesa, all'inizio del sinodo dal basso voluto dal Papa, come se la Chiesa cercasse anche in noi chi l'aiuti a sanare le sue ferite, per tornare ad essere luce del mondo, sale della terra, lievito nella pasta e tornare ad essere "città sopra il monte" perché l'umanità ferita ritrovi a sua volta la direzione. Ci siamo sempre sentiti porzione di Chiesa e non abbiamo mai mancato di esserle fedeli, disponibili sempre a rispondere alla sua chiamata, come porzione di Chiesa a servizio del mondo. In questa stagione della nostra storia sentiamo che l'imprevisto che bussa è l'invito che Gesù aveva già rivolto a san Francesco: «Francesco ripara la mia Chiesa». Non le mura, ma le relazioni con gli uomini e le donne, con i bambini e con i giovani, con gli anziani e con le minoranze... È un invito a ripartire dal basso per rifare comunità fraterne e accoglienti, sollecite alle necessità dei poveri, capaci di rendere conto della speranza che è in loro, attente ai segni dei tempi, fedeli alla preghiera e alla vita spirituale. Abbiamo risposto di sì e siamo consapevoli che sta iniziando per noi una nuova stagione.
Presto sarà il 2 agosto, festa del perdono di Assisi, voluta da san Francesco per suggellare quell'invito "ripara la mia chiesa". Per noi è il giorno dell'ingresso all'Arsenale della Pace nel 1983 e da qualche anno è festa di Maria Madre dei Giovani. Ma sentiamo che il 2 agosto di quest'anno sarà per noi un nuovo inizio.


Rosanna Tabasso
NP giugno/luglio 2021

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