Resilienza

Pubblicato il 09-06-2021

di Corrado Avagnina

Basta la parola, diceva una vecchissima pubblicità di Carosello anni '60. Ma a volte non basta neppure. Perché non tutti vi danno lo stesso significato o intendono, con essa, la medesima cosa. Eppure ci sono parole che emergono in un particolare momento storico e che assumono un significato emblematico, tale da riassumere manciate di messaggi in un'unica espressione (poi da declinare con un po' di logica, ovviamente).

Per esempio oggi si parla molto di "resilienza", che è qualcosa di più e di diverso dalla resistenza, dalla tenacia, dalla perseveranza, dalla determinazione. Nelle difficoltà – e oggi non mancano proprio e sono anche pesanti – spesso si cita questa attitudine alla "resilienza", che interpella le persone chiedendo di non arrendersi, di non lasciarsi andare, di non abdicare… ma di reggere nelle sfide che si presentano. Ponendo in campo non solo l'essere rocciosi e saldi, senza indietreggiare, ma l'essere in grado di guardare più in là, di rimettersi in pista, di contrapporre al vento contrario e alle acque infide la volontà di invertire la direzione e di remare nella rotta giusta, nonostante tutto. "Resilienza" è essere forti e intraprendenti, senza rassegnarsi al peggio che incombe, ma ribaltando le situazioni disastrate. Certo, si fa in fretta a dirlo, ma poi alla prova delle contrarietà occorre davvero essere attrezzati, altrimenti si finisce travolti, purtroppo.

Con l'emergenza sanitaria da coronavirus che ci inguaia ancora con rischi e disagi assortiti, con le prospettive nere sul fronte del lavoro, delle professioni, dell'occupazione, dell'economia reale, con la politica nazionale che ha deluso a più riprese, con le fatiche quotidiane nelle case e nei paesi… ecco la resilienza è la carta da giocare con convinzione, anche perché esige che si sia… resilienti insieme, per non naufragare. Nessuno si salva da solo, ricorda papa Francesco a più riprese. Che di recente ha aggiunto: «È la fortezza d'animo che ci rende capaci di portare il peso dei problemi personali e comunitari, ci fa accogliere la diversità dell'altro, ci fa perseverare nel bene anche quando tutto sembra inutile, ci fa restare in cammino anche quando il tedio e l'accidia ci assalgono». Perché ogni giorno c'è da ricominciare. La resilienza non è una parentesi, ma un modo di essere e di stare al mondo. Lasciando un'impronta d'umanità. Certo, in questi frangenti prolungati di effetto pandemia, tutto si fa più complicato.

Ma è proprio per questo che sono da mettere in campo attitudini all'altezza. Se la partita fosse facile, basterebbero dotazioni personali e strutturali al minimo… sindacale. Ma siamo su un quadrante eccezionale, forse mai visto in queste proporzioni, con contraccolpi di cui non conosciamo la portata nel presente e nel futuro. C'è da farsi più robusti, per davvero. La resilienza ne sarà la cartina al tornasole.


Corrado Avagnina
NP marzo 2021

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