Orizzonti di libertà

Pubblicato il 20-12-2021

di Cesare Falletti

Ci sono dei momenti nella vita che ci permettono non solo di riposarci, ma di pensare ad altro che all'immediato futuro, al da fare, ai progetti o alle grane da risolvere. Sono situazioni che capitano o qualcosa che organizziamo. Ce lo permettono, è vero, ma non è detto che tutti ne vogliano o ne sappiano approfittare. Effettivamente l'apparente "niente", che rischia di seguire una scelta di distensione o di riposo, ci turba e ci mette a disagio. Come per esempio il trovarsi in un ambiente in cui tutti svolgono un'attività e non aver nessuna responsabilità o un posto chiaro, un lavoro ben preciso. Questa situazione sembra forse ben differente da quella di cui ho parlato prima, ma probabilmente non lo è.

Il non avere una responsabilità o un'urgenza di lavoro da svolgere, permettono di creare uno spazio in cui si può essere se stessi e talvolta aiutano l'inventiva e la fantasia che aprono nuove strade e nuovi rapporti. Non è comandando, dirigendo o organizzando che si entra nel cuore degli altri e che si riesce a scoprirne la ricchezza, che può diventare un grande aiuto per ciascuno di noi; ma ascoltando, interrogando, aiutando e rendendosi disponibili. Questo viene dal fatto che i nostri pensieri sono più liberi e scavano in noi una libertà, che ci permette di sopportare, sia combattendolo, sia adattandosi, tutto ciò che vuole costringerci, legarci o incatenarci. Abbiamo la possibilità di lasciar essere davanti a noi uno spazio in cui nulla ci opprime, nulla ci incalza. Questo richiede una lotta contro tutto ciò che vuole obbligarci alla fretta, al controllo della quantità del lavoro svolto, al "quanto" che è spesso una piaga dei giorni nostri e che si mescola e si accresce con pensieri che rifiutano ciò che è e sta succedendo. Questa lotta di liberazione non è accettazione passiva del male che ci attornia, ma recupero di forza perché esso non ci sommerga e non ci ferisca.

Il: "dovrebbe essere altrimenti" o il: "non è giusto che sia così", sono cose che vengono naturalmente e con ragione alla nostra mente e nel nostro cuore, ma, se non le prendiamo in mano e non diamo ad esse una nuova direzione, ci sommergono e ci sbattono contro un muro. Lasciano unicamente amaro in bocca, senza averci aiutato a vivere qualcosa di positivo. Liberi da quei pensieri, possiamo entrare nella realtà, quale è quella che ci circonda e intuire come possiamo vivere e cosa possiamo fare che ci faccia bene lo faccia agli altri, senza essere schiavi dell'ingiustizia altrui. Questa vittoria può essere frutto del riposo estivo, se non lo abbiamo vissuto come una guerra contro tutto e contro tutti e se è un riposo globale di tutto il nostro essere. Infatti il vuoto che possiamo creare nel nostro tempo, come nella nostra vita, non è sempre perdita di tempo, ma può essere recupero di energia, se ci riposiamo, o recupero di creatività e di qualità della vita, se ci liberiamo dal farci trascinare dagli eventi, dalle esigenze altrui o nostre, dal complesso dal dover fare grandi cose. Quando Leopardi ha scritto la famosa frase conclusiva dell'Infinito: "e il naufragar mi è dolce in questo mare", non stava guardando un vasto e ricco panorama, ma una siepe che gli bloccava la vista, dandogli la possibilità di immaginare qualcosa di molto più vasto e di molto più bello. E così l'essere spogliati da grandi incarichi, onori e poteri, ci permette di vedere la realtà oltre i limiti che quelle cose ci impongono e pensare, con lo sguardo di Dio, alla vera bellezza.

Spaziare con la fantasia o il desiderio non è sempre una perdita di tempo, come si rischia di pensare, ma una autentica ricarica delle batterie che ci permettono di essere creatori invece che semplici esecutori.

Cesare Falletti

NP Agosto-Settembre 2021

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