Misure alternative

Pubblicato il 17-10-2020

di Chiara Genisio

Investire sulle misure alternative al carcere non ha solo un risvolto sociale, ma anche economico. I numeri dimostrano che una persona soggetta a questa forma alternativa di reclusione ha un tasso di recidiva tre volte inferiore rispetto a chi sconta la pena dentro un carcere. Ora il rapporto di Antigone di metà anno, presentato il dieci agosto, dimostra che si potrebbero risparmiare fino a 500mila euro all’anno. I conti sono semplici: un detenuto costa in media 150 euro al giorno mentre una persona in misura alternativa poco più di 15 euro, quindi un decimo. La popolazione carceraria oggi si aggira su 53.600 detenuti, di cui il 96% sono uomini.  Gli stranieri circa il 32,5%.

Oltre il 52% dei detenuti deve scontare meno di tre anni di pena e una parte di loro potrebbe avere accesso alle misure alternative, un detenuto su cinque deve scontare solo un anno. 

Durante la fase 1 della pandemia erano state emanate alcune disposizioni per facilitare le misure alternative in modo da alleggerire la presenza dei detenuti e garantire un maggior distanziamento, ma sono scadute il 30 giugno.

 

I numeri. 

Con queste disposizioni sono state inviate a detenzione domiciliare 3.379 persone, ma solo 975 sono state dotate di braccialetto elettronico. Questi dispositivi sono molti meno di quelli promessi nell’accordo tra  i ministeri dell’Interno e della Giustizia (300 a settimane), «a conferma – sostengono da Antigone – che si tratti di una misura costosa e di difficile applicazione». I semiliberi a cui è stata estesa la licenza sono stati 561.

Rispetto alle misure alternative va infine sottolineato che nel corso degli ultimi anni si sono espanse in maniera molto importante, contribuendo da un lato a contenere i numeri della popolazione detenuta, ma dall'altro facendo aumentare il numero complessivo di persone sotto controllo penale, che al 15 aprile 2020 erano circa 110.000 (considerando sia la popolazione detenuta che quella in misura alternativa). I numeri sono molto eloquenti. Nel 2008 le persone in affidamento in prova ai servizi sociali erano 4.000; a fine 2013 erano divenute 11.109, a fine 2018 16.612, a fine 2019 18.179 e infine al 15 aprile 2020 erano 18.598.

Un dato negativo che registra il rapporto di Antigone è l’aumento dei suicidi nelle carceri italiani. Fino al primo agosto erano già 34, nello stesso periodo dello scorso anno, con una popolazione carceraria di varie migliaia in più, erano stati 26.

In circa il 60% dei casi si tratta di italiani e nel 40% di stranieri. Il più giovane aveva 23 anni e il più anziano 60. Il 43% ne aveva fra i 30 e i 39 anni.

 

Chiara Genisio

Rubrica di Nuovo Progetto “Senza Barriere”

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