Libertà

Pubblicato il 20-03-2022

di Michelangelo Dotta

È diventata ormai quasi consuetudine che l'apertura di ogni Tg del sabato sia dedicata alle diverse manifestazioni di piazza (proibite) organizzate da una schiera di no green pass, no vax e quant'altro che, in barba ad ogni disposizione, urlano il loro dissenso. Sacrosanto e indiscutibile diritto in uno Stato libero e democratico come il nostro, ma solo e unicamente se si rispettano le regole di quella democrazia appunto.
Manco a parlarne, nessun distanziamento, neanche l'ombra di una mascherina, percorsi e occupazioni di centri storici non autorizzati insomma, sistematica violazione di quanto stabilito in tempo di pandemia.

È però tristemente noto che nel nostro Paese chi urla e sbraita più forte si ritrova appiccicata addosso immediatamente l'etichetta di difensore della libertà a prescindere dall'oggetto della sua protesta e, come tale, ritiene giustificato ogni tipo di comportamento anche se potenzialmente dannoso per la comunità.

Ma per completare la scena mancano due attori fondamentali, le forze dell'ordine e le telecamere; le une a fare da contrappunto ai boriosi manifestanti, ma con grande cautela e mano leggera proprio in nome di quella libertà e democrazia di cui il corteo denuncia la mancanza, le altre a fare da pericoloso moltiplicatore dell'effetto protesta, trasformandolo in una vera e propria crociata per la sopravvivenza del diritto di dissentire e contestare.
Siamo tra i Paesi con il più alto numero di vaccinati in Europa ma evidentemente ancora non basta per allontanare con un minimo di margine di tranquillità la minaccia del contagio. Come era previsto con l'arrivo dei primi freddi la curva ha preso a risalire così come i ricoveri ordinari e quelli in terapia intensiva ma una enorme differenza si è evidenziata rispetto all'esperienza della prima ondata: il virus miete le sue vittime ormai solo più tra le persone che non si sono sottoposte alla vaccinazione.

È un dato di rilevanza scientifica e statistica che si replica in tutti i Paesi della Comunità, è altresì una evidenza che impegna tutti i governi a spingere sul pedale delle vaccinazioni a tappeto e a rendere sempre più complicata la vita a chi rifiuta a vario titolo la terapia di prevenzione.
E qui le strade si dividono, ogni membro della Comunità opera in maniera autonoma scegliendo strategie non congruenti e che spesso configgono con la vita e le attività dei cittadini europei, e questa mancanza di coordinamento e regole strette e condivise, apre le maglie delle proteste e delle contestazioni che proprio nelle politiche contraddittorie leggono (un po' forzosamente) una diversa interpretazione in merito all'efficacia dei vaccini e quindi la loro discutibile validità. Sorvolando sull'annacquato senso civico delle persone, sulla loro personale interpretazione del concetto di libertà e sull'atavico scetticismo nei confronti delle istituzioni, probabilmente saremmo già da un po' il primo continente fuori dall'emergenza… se.


Michelangelo Dotta
NP dicembre 2021

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