Le ore della giornata

Pubblicato il 29-01-2021

di Rosanna Tabasso

Lo scorso 25 ottobre Paolo e Marco, monaci della Fraternità del Sermig, sono diventati diaconi, ultimo passo prima del sacerdozio. Hanno assunto un impegno grande: «vivere nel celibato per il Regno dei Cieli a servizio di Dio e degli uomini, conformare a Gesù e al Vangelo tutta la loro vita, pregare e adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle Ore insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e per il mondo intero». Mi ha colpito che nel cuore della consacrazione diaconale ci sia la promessa dei diaconi a pregare con il popolo cristiano la Liturgia delle Ore, i salmi distribuiti nelle ore della giornata: Lodi, Vespri, Compieta … per prolungare il rendimento di grazie della liturgia eucaristica quotidiana. Anche la Regola del Sermig ce lo raccomanda nel capitolo “Le ore della giornata”: tutti ci impegniamo a «rendere ogni nostra giornata una lode a Dio e un’intercessione a lui per tutta l’umanità, una preghiera continua, notte e giorno».

Nel cuore del servizio di ognuno di noi, come dei nostri amici diaconi, c’è l’impegno a santificare il tempo, tutto il tempo di una giornata, dall’alba al tramonto, nel mezzogiorno e nella notte, per restituire il tempo a Dio e intercedere per tutta l’umanità. Il riesplodere della pandemia ad ogni latitudine e longitudine del pianeta ci sta ricordando che l’intera umanità ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di Dio anche se non lo sa, anche se lo allontana o lo nega. Marco, Paolo e tutti noi ci assumiamo l’impegno di portare a Dio il grido di aiuto di tutti perché tutti sono nel cuore di Dio. Il suo piano di salvezza, portato a compimento con la mor-te e resurrezione di Gesù, è la lotta sul male e sulla morte. Gesù l’ha già vinta ed è per tutti. Nelle ore di una giornata, mentre anche noi viviamo le fatiche e le prove, guardiamo Oltre e vediamo già il compimento. La certezza di essere immersi in questa speranza diventa lode a Dio e invoca-zione per chi fa più fatica. La liturgia diventa il nostro «gloria a Dio dal basso della terra» anche per l’offerta più difficile che alcuni di noi sono chiamati a vivere, l’offerta nel tempo della malattia. Le ore della malattia, del dolore, della prova sono le più lunghe eppure, nell’economia della salvezza, sono le più preziose. Nella nostra Fraternità, dopo la morte di Maria, è successo ad altri di essere chiamati a questa offerta.

Recentemente è successo a Piergiorgio. Piergiorgio e Ilda, sua moglie, fanno parte della nostra Fraternità da oltre trent’anni e sono stati sempre disponibili a servire. Ogni volta che avevamo qualcosa di nuovo da affrontare erano i primi a dire «eccomi» e a partire per qualche nuova avventura. All’Arsenale della Speranza di San Paolo sono di casa per quante volte sono andati ad aiutare. Negli ultimi otto anni della sua vita a Piergiorgio è stato chiesto di offrire-servire con la sua malattia. Tenace, appassionato della vita in tutte le sue sfumature, generoso, inarrestabile, ha affrontato ricoveri, operazioni, cure lottando per poter ancora servire la sua famiglia e la Fraternità, ma ha passato sempre più ore della sua giornata a letto, pregando, offrendo senza lamentarsi. La sua sofferenza non l’ha maledetta, l’ha offerta a Dio per noi, per tutti.

Tutti insieme abbiamo pregato molto per la sua guarigione ma come lui stesso ci ha detto in uno degli ultimi incontri di Fraternità, è guarito in un altro modo: «Da quando abbiamo iniziato la preghiera di guarigione io mi sento vicino al Signore, mi sento con il Signore» e poi «Mi sto avvicinando sempre più al Signore». Piergiorgio ha lasciato il suo testimone a Paolo con cui aveva condiviso per anni il servizio ai poveri accolti all’Arsenale della Pace e a Marco cui lo legava il servizio ai poveri dell’Arsenale della Speranza proprio nei giorni della loro ordinazione diaconale. Ma continuerà a unire la sua voce alla loro e alla nostra ogni volta che, nella Liturgia delle Ore, ci raduneremo a pregare i Salmi come li pregava Gesù nella sua vita terrena e con Lui ci fa-remo voce di tutti, di tutta l’umanità, nell’invocazione e nella lode a Dio che unisce sempre la terra con il Cielo.

Rosanna Tabasso
NP novembre 2020

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